Roma, 23 nov — Emergono nuovi curiosi elementi dalla strage alla discoteca Lgbt Club Q di Colorado Springs, che ha visto la morte di cinque persone e il ferimento di altre. Anderson Aldrich, il 22enne arrestato e sospettato della sparatoria, si identifica ora come non binario. «Anderson Aldrich non è binario. Utilizza i pronomi they-them e, ai fini di tutti i documenti formali, sarà denominato Mx. Aldrich», si legge in una nota a piè di pagina in un documento depositato in tribunale. «Mx», è un prefisso comunemente usato da transgender, gender-nonconforming e persone non binarie al posto di Mr., Mrs. e Ms.
Il sospettato per la strage al club Lgbt è non binario
Non è però chiaro se il fermato appartenga o meno alla comunità Lgbt: secondo quanto riferito dal DailyMail il vero nome di Aldrich è Nicholas Franklin Brink. Il giovane lo avrebbe cambiato nel 2016 (con il permesso firmato dalla nonna e dalla madre) per evitare qualsiasi tipo di collegamento con il padre, Aaron Brink, che aveva lasciato la madre di Aldrich quando questi era ancora un bambino, per dedicarsi all’Mma e al cinema porno con il soprannome di Dick Delaware. Nella richiesta di cambio nome Aldrich si identificava ancora come maschio.
Tra condanne per violenza domestica e per possesso di marijuana, dipendenza da crystal meth e droghe leggere, non si può dire che Brink non si sia dato da fare per rendere la vita del figlio un discreto inferno. La richiesta di cambiare nome in Aldrich era arrivata in seguito gli innumerevoli atti di bullismo compiuti nei suoiconfronti dai compagni di liceo, che erano venuti a conoscenza della carriera hard intrapresa da Brink.
Armato fino ai denti
I proprietari del club Q hanno testimoniato che Aldrich era arrivato nel locale dotato di «un’enorme potenza di fuoco»: un fucile AR-15, sei caricatori di munizioni e una pistola. Stando a quanto riferito da Xavier Kraus, 23 anni, Aldrich frequentava regolarmente un poligono di tiro e che nei momenti di rabbia utilizzava regolarmente la parola «faggot», «froc*o», dispregiativo per omosessuale.
Dunque i casi sono due: o Aldrich si dichiara non binario perché fa parte della comunità Lgbt (e quindi cadrebbe l’accusa di «attacco omofobo»), oppure ha semplicemente sfruttato le falle di un sistema che consente a chiunque di identificarsi in qualsiasi genere, o in nessuno. In quest’ultimo caso, si svelerebbe tutta la grottesca fallacia del self-id, il diritto all’autoidentificazione, cavallo di battaglia woke che in episodi come questi mostra tutti i suoi limiti e le sue incoerenze: un coltello a doppio taglio per le stesse persone Lgbt.
Cristina Gauri