Sidney, 24 feb — Il corpaccione sgraziato, enorme, peloso di un uomo agghindato con bardature in latex e cuoio e la testa di un orso di pelouche, giace sdraiato su un fianco; la pancia da alcolizzato che straborda dai pantaloni, la lattina di birra in mano e l’immancabile bandiera arcobaleno. Non è la fotografia scattata in qualche sordido dungeon sadomaso, ma un graffito dipinto sul muro di Wynyard Streetm, a Sidney, con lo scopo — si evince senza difficoltà — di celebrare il prossimo Gay Pride in programma nella metropoli australiana.
Spunta l’orso sadomaso in una via di Sidney
Ma i sedicenti artisti autori del dipinto, pensato per promuovere i negozi locali nei giorni della parata, non avevano evidentemente fatto i conti con alcuni abitanti del quartiere. I quali non sembrano avere digerito il connubio — tanto amato dal mondo Lgbt, si ricordi lo scandalo Balenciaga — tra chiari rimandi all’infanzia e contenuti perversi e ipersessualizzati, spiattellato così, con la gigantografia di un panzone avvinazzato e peloso e la faccia da orso di pelouche, esposto agli sguardi di qualsiasi minore di passaggio.
Tanto più che il murales sorge nei pressi di una delle stazioni ferroviarie e degli autobus più trafficate della città, per l’appunto Wynard. I malumori all’indomani del completamento dell’«opera d’arte» non si sono fatti attendere, in particolar modo sui social dove decine di cittadini hanno espresso il proprio disappunto giudicando il graffito «non appropriato» e «scandaloso».
Il popolo si è espresso
Le rimostranze si sono susseguite fino alla notte tra lunedì e martedì, quando una mano ignota ha preso il controllo della situazione, esprimendo materialmente lo sdegno degli abitanti del quartiere: martedì mattina i residenti si sono svegliati trovando il murales sfregiato con secchiate di vernice nera e bianca, il volto dell’orso cancellato. Su TikTok e Instagram è apparso un video con una scritta: «Wow! La gente ha parlato. Potere al popolo». Da non confondersi con il partito della Carofalo, che probabilmente sarebbe stata favorevole alla presenza del murales.
Cristina Gauri