Roma, 12 ott – Torna il terrore dei sacrifici umani nell’India contemporanea. Due donne sarebbero state uccise durante misteriosi riti di magia nera in un villaggio nel distretto di Pathanamthitta, nel Kerala. Secondo quanto ha riferito ieri (martedì 11 ottobre) la polizia di Kochi, per il delitto sono state arrestate tre persone, tra cui una coppia. Da quanto si apprende, le due donne, vittime del brutale assassinio si guadagnavano da vivere vendendo biglietti della lotteria per le strade di Kochi. Secondo la polizia sarebbero state sacrificate dagli accusati per risolvere i problemi finanziari della coppia e portare prosperità nella loro vita. Ma c’è anche un risvolto politico: uno degli accusati sarebbe infatti un militante della sinistra indiana.
Un macabro ritrovamento
Uccise e fatte a pezzi, le membra delle due donne sono state riesumate dalla polizia locale in prossimità della casa della coppia nel villaggio di Elanthoor a Pathanamthitta. Esprimendo il proprio shock per il macabro ritrovamento, il Primo Ministro Pinarayi Vijayan ha dichiarato: “Solo chi ha una mentalità malata potrebbe commettere tali crimini. La magia nera e i rituali di stregoneria possono essere visti solo come una sfida per la società civile”. Secondo la polizia, le vittime, entrambe sui 50 anni, erano originarie di Kadavanthara a Kochi e Kalady. Le donne erano scomparse a settembre e a giugno di quest’anno e, le indagini che ne seguirono, portarono gli inquirenti sulle loro tracce grazie alla registrazione delle celle tramite i telefoni cellulari.
Tre indiani arrestati per il delitto
La prima vittima era nativa di Kalady, località in cui viveva con il suo compagno e la figlia che, il 17 agosto, aveva sporto denuncia per la scomparsa della madre. L’altra donna, originaria di Dharmapuri nel Tamil Nadu, secondo la denuncia della sorella era invece scomparsa il 17 agosto. Citando la confessione degli imputati, la polizia ha dichiarato che i corpi delle vittime sono stati fatti a pezzi per poi essere sepolti in due luoghi a Elanthoor. Gli arrestati per quelli che vengono definiti due sacrifici umani, sono Bhagaval Singh, un massaggiatore e guaritore tradizionale e sua moglie Laila, entrambi residenti a Thiruvalla. Un terzo imputato, Rasheed alias Muhammand Shafi, di Perumbavoor, è invece sospettato di aver attirato le donne a casa della coppia dove si pensa abbia avuto luogo il sacrificio.
La polizia indaga per sacrifici umani
“Durante la nostra indagine sulla donna scomparsa di Kadavanthara – ha dichiarato il commissario della polizia di Kochi, Nagaraju Chakilam – abbiamo scoperto che è stata uccisa nella casa della coppia e che il suo corpo è stato sepolto dopo essere stato fatto a pezzi. È stato un sacrificio umano per il beneficio finanziario della coppia”. In un ulteriore interrogatorio, è stato appurato però che non si trattava dell’unico caso, ma che anche un’altra donna sarebbe stata sacrificata a giugno nel medesimo luogo. “Era nella stessa casa… dalla stessa coppia e portata lì dalla stessa persona. La terza persona non solo aveva svolto un ruolo di agente in entrambi i casi, ma era anche determinante per ottenere i sacrifici umani”. Da quanto si apprende dalla polizia indiana, dunque, il terzo soggetto avrebbe “convinto la coppia che doveva essere fatto il sacrificio”.
La comunità del Kerala sotto shock
Entrambe le donne, economicamente svantaggiate, sarebbero state attirate da Rasheed con il pretesto di recitare in un film porno, promettendo di pagare loro una grossa somma come compenso. La polizia indiana deve però ancora confermare questa ipotesi. Una pattuglia di polizia, nelle scorse ore ha portato l’imputato sulla scena del crimine, con i volti coperti per raccogliere prove. Scioccati, i vicini non avrebbero mai creduto che Singh e sua moglie fossero coinvolti in tali crimini: “apparteneva a una famiglia tradizionale vaidyar (guaritori) e aveva una buona reputazione. Era molto attivo anche nell’ambito socio-culturale. Non sappiamo come lui e la sua famiglia siano stati coinvolti in un crimine così atroce”. Nel frattempo, il Primo Ministro Vijayan ha affermato che la polizia ha chiarito che gli omicidi sono effettivamente sacrifici umani: “Rapire e uccidere persone per guadagno e convinzioni superstiziose in Kerala è un crimine che va oltre ogni immaginazione”. Il Primo ministro ha anche esortato tutta la società indiana a farsi avanti per identificare tali pratiche malvagie e portarle all’attenzione del pubblico.
La militanza di sinistra dell’accusato
In tutta questa faccenda, però, vi è anche un curioso risvolto politico per i presunti collegamenti di Singh, uno degli accusati, con il Partito Comunista Indiano-Marxista al governo. Le simpatie socialiste di Singh hanno infatti innescato una lite politica nella quale l’opposizione e il Bharatiya Janata Party stanno utilizzando il delitto come strumento di attacco contro il governo di sinistra. I resoconti dei media sostengono dunque che Singh è un attivista del CPI-M, il partito di sinistra al potere in Kerala, leader dell’opposizione nell’Assemblea statale. VD Satheesan ha affermato che “è significativo che uno degli assassini fosse un lavoratore attivo di un partito politico, che afferma di essere progressista. Si dice che l’accusato abbia ricoperto incarichi significativi nel partito marxista. Secondo alcune fonti locali, attualmente Singh sarebbe responsabile del ‘karshaka sangham‘ del partito. Anche i suoi post su Facebook non lasciano spazio a dubbi, elogiando il Primo Ministro Vijayan e il Ministro della Salute Veena George durante le vittorie nei sondaggi”.
Andrea Bonazza
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