Washington, 21 dic – Secondo quanto riporta un memorandum datato 1 dicembre inviato all’ufficio del Segretario della Difesa (OSD) e all’ufficio del Sottosegretario alla Difesa (OUSD) dal facente funzione del Sottosegretariato alla Difesa Brian McKeon, la Russia non rappresenta più la minaccia principale per gli Stati Uniti.
Nella mail si legge che gli obiettivi principali del nuovo corso del Dipartimento di Stato saranno quelli di sviluppare una strategia per sconfiggere/distruggere l’Isis e costruire un organismo di difesa “forte” eliminando cioè le limitazioni del Budget Control Act. Nessuna menzione alla Russia come minaccia principale, come invece aveva sempre sostenuto il Gen. Dunford, Capo di Stato Maggiore della Difesa, e come era stato ben individuato dal National Military Strategy of the United States of America l’anno scorso. In quel documento, che fissava le linee guida della strategia americana, la Russia era individuata come il primo “nemico” seguita da Iran, Corea del Nord e Cina: la sua rinnovata politica di espansione per riappropriarsi di una “sfera di influenza” dall’Europa al Medio Oriente, il suo essere concorrente ed avversario nella gestione delle risorse energetiche, il programma di “guerra cibernetica” che fa da contraltare ai sistemi di controllo americani, hanno messo Mosca in cima alle preoccupazioni della passata amministrazione americana.
In questo primo memorandum di azione rivolto al Segretario alla Difesa si può notare come, oltre alle direttive sul budget e sullo sviluppo di una cyber-strategia, continuino ad essere menzionate la Cina e la Corea del Nord, oltre all’Isil, come protagoniste di diversi “briefing” dell’ART (Agency Review Team), ovvero quella commissione che si occupa di raccogliere informazioni, dai vari dipartimenti ed agenzie del Governo Federale, considerate importanti e di assoluto rilievo per l’amministrazione entrante. Scompare quindi la Russia (ma anche l’Iran) sebbene nella mail venga esplicitamente detto che l’ART terrà altre riunioni in futuro. La nuova amministrazione della Casa Bianca sembra quindi voler tener fede alle parole dette in campagna elettorale da Trump sulla Russia, sebbene riteniamo che il Presidente, una volta insediato, dovrà scontrarsi contro due grossi nemici interni per portare avanti questa nuova politica, e non è detto che non ci scenderà a patti: il primo è lo stesso Generale Dunford, il falco che resterà Capo di Stato Maggiore della Difesa per mesi dopo l’insediamento di Trump e che liquida la questione russa con un emblematico “Se si vuole parlare di una nazione che potrebbe porre in essere una minaccia esistenziale agli Stati Uniti, io punto il dito alla Russia”, il secondo è lo stesso Congresso, che potrebbe di volta in volta porre dei bastoni tra le ruote al lavoro dell’esecutivo facendosi portatore delle istanze delle varie lobby del petrolio o delle armi, alcune legate a doppio filo con i Saud che non vedrebbero di buon occhio un avvicinamento di Washington con Mosca, e nemmeno con Teheran.
Paolo Mauri