Bruxelles, 15 mar – E’ possibile sbarcare gli immigrati clandestini, in prevalenza provenienti da porti libici, nelle coste del Nordafrica? Sembrerebbe proprio di si.
Secondo quanto riportato dall’agenzia Askanews, il ministro dell’Interno, Angelino Alfano, ha presentato il 12 marzo a Bruxelles un non-paper, termine tecnico che indica un documento non ufficiale, che propone di “coinvolgere direttamente i paesi terzi affidabili nella sorveglianza marittima e nelle attività di ricerca e salvataggio”.
Il nostro quotidiano ha più volte proposto e supportato l’idea di “rispedire al mittente” gli immigrati, sanzione tanto fattibile quanto ignorata dal nostro Paese. La proposta, supportata anche da testate come Analisi Difesa, implica una diminuzione dei flussi migratori dovuta principalmente alla mancanza di uno “sbarco garantito” in Italia.
La proposta si basa in fondo sul concetto dello “sbarco nel porto sicuro più vicino”, ampiamente previsto dalla Legge del Mare.
Il documento, una proposta confidenziale di 2 pagine visionata da Askanews, si baserebbe su “meccanismi di cooperazione operativa ad hoc” per il controllo delle acque al largo della Libia utilizzando navi Tunisine per svolgere un ruolo di guardia costiera in loco. La proposta potrebbe interessare anche l’Egitto. Tale forza dovrà ovviamente essere adeguatamente sostenuta dall’Ue, attraverso finanziamenti e fornitura di assistenza tecnica”.
Per quanto riguarda le operazioni di terra, i rappresentanti degli Stati membri dell’Ue e delle agenzie Onu dei rifugiati (Unhcr) e dei dei migranti (Iom), dovrebberò fornire la loro collaborazione per garantire “gestione dei flussi migratori, delle procedure internazionali di protezione, dell’assistenza alle persone vulnerabili e del ritorno dei migranti irregolari ai loro paesi d’origine”.
La proposta, seppure in fase embrionale, sembra finalmente aprire uno spiraglio di luce sulla questione immigrazione che, per il nostro Paese, si è trasformata in una vera e propria invasione di disperati, senza ovviamente contare il rischio di infiltrazione da parte ci cellule terroristiche.
Gli ostacoli non mancano. Se tali misure sono applicate da tempo immemore da diverse nazioni e se anche l’ONU stessa ha dichiarato possibile un blocco navale da parte della nostra flotta, in Italia c’è sempre lo spauracchio del razzismo, dell’intolleranza e di tutte le altre amenità partorite dal politically correct.
Tralasciando l’impatto sugli interessi ed introiti legato a questo traffico di schiavi più volte riportato nei fatti di cronaca, associazioni umanitarie e non governative, insieme a buona parte delle sinistre europee, non vedranno certamente di buon occhio tale proposta. Utilizzando, plausibilmente, il principio di “non respingimento” che sancisce il divieto di deportare i migranti nei paesi di transito o di origine che non rispettino i diritti umani e dove sarebbe a rischio la loro vita e la loro integrità fisica, si cercherà ovviamente di mettere al bando questa proposta.
Questa obiezione si può in realtà facilmente evitare proprio garantendo la presenza di personale delle suddette agenzie in loco, ma la questione è delicata e l’occasione è sicuramente troppo ghiotta per farsela scappare.
Eppure in Europa moltissime nazioni respingono i flussi migratori, tra l’altro sovente a nostro danno: vogliamo ricordare infatti gli immigrati bloccati dall’Austria e rispediti in Italia? O i barconi che Malta ha dirottato in Sicilia?
La verità è che tale principio non può e non deve ledere la sovranità di una Nazione che ha pieno diritto di difendersi da un flusso migratorio del tutto incontrollato ed infinito e se c’è una cosa chiara è che l’Italia ha in disperato ed inderogabile bisogno di sovranità.
Cesare Dragandana
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