Roma, 26 gen – La Repubblica Democratica del Congo è una nazione emblema di ciò che non funziona in Africa. Pur essendo ricco di minerali preziosi, la maggior parte della popolazione vive in povertà, perché la classe dirigente si appropria illegalmente delle entrate minerarie. E se questo non bastasse, nel nord-est del Paese lo stato è del tutto assente, con la popolazione che soffre per gli attacchi dei vari movimenti di guerriglia che seminano il terrore.
Repubblica Democratica del Congo, nazione martoriata ma non fallita
Con queste premesse sarebbe facile affermare che la Repubblica Democratica del Congo è una nazione fallita, ma in realtà anche in questo martoriato angolo di Africa è possibile intravedere segnali di speranza.
A dicembre il direttore del Fondo Monetario Internazionale, Kristalina Georgieva, ha incontrato il presidente congolese Felix Tshisekedi e in una conferenza stampa ha rivelato dati positivi che fanno ben sperare riguardo il futuro congolese. Infatti secondo le previsioni fatte dal Fondo Monetario l’economia della Repubblica Democratica del Congo nel 2021 dovrebbe crescere del 5,4% mentre nel 2022 dovrebbe crescere addirittura del 6,4%, un tasso di crescita notevole se si pensa che l’Africa subsahariana nel 2021 dovrebbe crescere del 3,7% e nel 2022 del 3,8%.
Perché ora il Congo può crescere
Ci sono diversi fattori che giustificano questi tassi di crescita elevata. Il primo e ovvio è legato alla crescita del prezzo delle materie prime e in particolare a quelle di rame e cobalto, due minerali molto richiesti per produrre batterie per auto elettriche di cui il Paese africano è il più grosso produttore mondiale. Poi ci sono determinate riforme intraprese dal governo congolese che hanno dato più indipendenza alla banca centrale e aumentato le entrate statali.
La maggiore indipendenza della banca centrale ha consentito di ridurre l’inflazione e aumentare le riserve, rendendo il Paese resiliente in caso di eventuali crisi finanziarie. Inoltre il presidente congolese Tshisekedi ha reso pubblici i dettagli di tutti i contratti minerari che prima erano tenuti segreti, migliorato le entrate fiscali e sostituito i consigli di amministrazione della banca centrale e della società mineraria statale Gecamines. Gli effetti di queste riforme, adesso, stanno dando i primi frutti.
Giuseppe De Santis