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Renzi va in Iran ma strizza l’occhio all’Arabia Saudita

by Eugenio Palazzini
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renziTeheran, 12 apr – Matteo Renzi è arrivato a Teheran, è il primo premier europeo in visita ufficiale in Iran dopo l’annuncio della fine delle sanzioni. “La fine delle sanzioni è un passaggio storico non solo per l’Iran e i rapporti tra Italia e Iran devono continuare al meglio sia a livello politico che economico ma anche culturale perché siamo due potenze culturali”, ha dichiarato Renzi all’arrivo nella capitale iraniana. Il presidente della Repubblica Islamica, Hassan Rohani, ha espresso l’auspicio che l’Italia possa tornare ad essere il primo partner commerciale europeo dell’Iran menzionando i 36 memorandum di intesa firmati con il governo italiano e augurandosi “che diventino presto operativi”.

Renzi rimarrà a Teheran per una due giorni in cui affronterà con il presidente Rohani diversi temi cruciali per le relazioni commerciali tra Italia e Iran. In primo piano l’esportazione di petrolio che potrebbe sensibilmente aumentare grazie alla fine delle sanzioni, ma secondo il gruppo assicurativo Sace anche l’export italiano in Iran potrebbe essere incrementato di quasi 3 miliardi di euro nel quadriennio 2015-2018 e i settori maggiormente interessati sarebbero proprio l’oil and gas, i trasporti e la meccanica strumentale. Centrale però è anche il tema della lotta al terrorismo, ma qui Renzi sembra non avere le idee molto chiare. “Ci sono persone che in Europa confondono la fede nell’Islam con il terrorismo e la violenza”, ha detto il premier italiano. Giusto prendere le distanze dallo scontro di civiltà, peccato che queste parole sono state pronunciate da Renzi di fronte a chi ha ben chiaro il concetto e infatti da islamico combatte il terrorismo in Siria e in Iraq. Mentre il governo italiano si è accodato a chi ha posto le sanzioni al governo di Damasco, complicando la guerra al terrorismo anziché favorirla.

C’è poi una questione aperta con l‘Arabia Saudita, Renzi lo scorso novembre si è recato nel Paese del Golfo in visita ufficiale per rinnovare accordi commerciali con Riyad. Al di là della questione poi sollevata dalla stampa sui rolex ricevuti in omaggio, la monarchia wahabita è il principale avversario dell’Iran e uno dei principali finanziatori dei movimenti e delle scuole coraniche da cui sovente sorge il jihadismo. Il governo italiano ha oggi una possibilità, ma deve scegliere se accettare come amico e partner l’Iran, aprendosi così una ricca prateria per il commercio e il turismo oltre ad assicurarsi un prezioso alleato contro il terrorismo oppure continuare a strizzare l’occhio ai sauditi, trovandosi in un’imbarazzante posizione di vicinanza con chi sostiene i peggiori nemici della civiltà. Compresa quella islamica.

Eugenio Palazzini

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2 comments

Marco 12 Aprile 2016 - 5:11

Se si vuole rientrare in gioco negli equilibri nel Golfo una capacità di trattare e di fare da mediatore tra le due potenze è necessaria.
Poi invece possiamo fare finta che il Golfo non ci riguardi e fare politica estera tifosa.
E tutto ciò senza avere la minima simpatia spirituale, politica e morale con il Regno dei Saud.

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Anonimo 12 Aprile 2016 - 9:25

Venderebbe anche sua madre…

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