Roma, 18 mag – “Gli Stati devono permettere un’efficace azione Ue”. Federica Mogherini tenta disperatamente di tamponare l’implosione dell’Agenda Ue sull’immigrazione, che in particolar modo sulle quote di profughi da ripartire fra tutti i membri sta davvero andando in pezzi. “Condividere la responsabilità di cosa facciamo delle persone che salviamo – ha detto – è parte integrante della strategia. Mi aspetto che gli stati membri, gli stessi che hanno chiesto alla Ue di agire velocemente e efficacemente, consentano all’Europa di essere efficace in questa azione in tutti i suoi aspetti: nell’operazione navale, nel salvataggio delle vite in mare ed anche nella gestione delle vite che salviamo”.
Ma ormai è tardi e sulla questione ognuno fa per sé, con buona pace di Juncker e del suo piano che doveva “rivoluzionare” l’approccio europeo all’immigrazione. L’ultimo a sfilarsi è stato il premier francese Manuel Valls: “Sono contrario all’instaurazione di quote di migranti. Questo non ha mai corrisposto alle proposte francesi. La Francia è invece favorevole a un sistema europeo di guardie di frontiera”, ha dichiarato alla frontiera franco-italiana di Mentone dove tra lunedì e giovedì sono state fermate 944 persone. Se il messaggio non fosse abbastanza chiaro, pronunciare queste parole in quel luogo significa dire all’Italia che il problema è tutto nostro. In una successiva intervista, Valls ha chiarito: “Abbiamo considerato che fosse necessario dire le cose ad alta voce perché non ci fosse alcuna ambiguità. La questione delle quote è fonte di una grande confusione, e non bisognava dare l’impressione che le avremmo accettate”.
In ogni caso, il no della Francia arriva in un contesto di generale scetticismo nei confronti dell’Agenda Ue. Precedentemente, era stato il primo ministro inglese David Cameron a chiarire che il ruolo di Londra nell’emergenza immigrati consiste unicamente nell’invio di navi per pattugliare il Mediterraneo, non nella disponibilità a prendersi quote di profughi. Il primo ministro ungherese, Viktor Orban, ha dal canto suo definito il sistema delle quote obbligatorie “una pazzia”. E, a stretto giro, anche Paesi Bassi, Danimarca, Estonia, Polonia e Slovacchia hanno già espresso la loro opposizione. Insomma, se noi siamo stati tanto fessi da sottoscrivere la convenzione di Dublino, secondo cui le domande di asilo da parte dei richiedenti devono essere presentate nel paese di arrivo, il resto degli stati europei non sembra invece disposto a sottoscrivere allegramente qualsiasi documento esca dagli uffici di Bruxelles.
1 commento
c’è sempre il Vaticano, loro sono sempre così entusiasti di accogliere i poveri del mondo, in piazza san Pietro dovrebbero starci tutti e 20000 quelli della quota Italia!