Parigi, 20 nov – Quasi due milioni di euro in tre anni. E’ quanto sarà versato all’università della Sorbona da parte del Qatar come contributo per lo studio, il vitto e l’alloggio di un centinaio di rifugiati siriani.
Una sorta di “compensazione” per non aver accolto alcun profugo, una modalità curiosa di destinare la zakat, la quota dei proventi dal petrolio per i poveri? Può essere, ma la campagna acquisti del Qatar in Francia è ormai una lunghissima lista. Grazie ai proventi del barile, infatti, gli emiri del piccolo stato hanno avviato una decisa colonizzazione economica della Francia che, fra le ultime cose, ha visto l’acquisto della prestigiosa squadra di calcio del Paris Saint-Germain.
A far aggrottare più di qualche sopracciglio non è però l’investimento finanziario in sé, ma il fatto che l’atteggiamento dell’ateneo sia stato il più classico “due pesi e due misure”. Ogni anno infatti, a oltre 7mila studenti viene rifiutato l’accesso per mancanza di posti e, come spiega il sindacato studentesco Uni (Union nationale inter-universitaire) – che ha anche lanciato una petizione online contro “l’apparente generosità di Paris 1 e del Qatar” – la Sorbona rifiuta da sempre i finanziamenti privati con la scusa dell’indipendenza. Forse che i petrodollari non minino l’autonomia dello storico ateneo?
Difficile a credersi. Dopo i tragici fatti che hanno colpito la capitale, inoltre, la donazione qatariota assume tratti ancora più inquietanti. Non è infatti una novità l’atteggiamento più che ambiguo (se non, almeno inizialmente, di esplicito appoggio) tenuto dall’emirato – insieme a Turchia e ai sauditi – nei confronti dell’Isis, i cui membri sono responsabili degli attacchi allo Stade de France, al Bataclan e in tutti gli altri luoghi colpiti dalla notte di sangue di una settimana fa.
E vengono alla mente le parole di Houellebecq che, nel suo recente romanzo Sottomissione, traccia un ritratto della Sorbona dopo la vittoria elettorale che ha portato il capo della fratellanza musulmana, Mohammed Ben Abbes, all’Eliseo: “Esteriormente non c’era nulla di nuovo in facoltà, a parte una stella e un crescente di luna di metallo dorato che erano stati aggiunti all’antica scritta Université Sorbonne Nouvelle-Paris 3, ma all’interno degli edifici amministrativi le trasformazioni erano più visibili. Nell’anticamera si veniva accolti da una fotografia di pellegrini che effettuavano la loro circumdeambulazione attorno alla Ka’ba e gli uffici erano decorati con poster che rappresentavano versetti del Corano in calligrafia; le segretarie erano cambiate, non se ne riconosceva nemmeno una ed erano tutte velate“.
Filippo Burla