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Il campanello d’allarme è suonato anche al Cremlino da quando Husky, rapper russo, ha cominciato a spopolare tra la gioventù. I testi di Dmitry Kuznetsov (questo il vero nome di Husky), infatti, ribollono di rime anti-governo e anti-polizia. Ma non è solo una questione musicale, ci sono anche fattori politici che hanno destato l’attenzione di Putin: gli adolescenti che sono nati dalla classe media sviluppatasi negli ultimi 10 anni (e cioè la base del consenso di Putin) gradiscono molto il rap e artisti come Husky, i quali vengono poi sfruttati da Alexei Navalny, politico dell’opposizione anti-putiniana. Nel marzo 2017, per esempio, Navalny riuscì a portare migliaia di giovani russi in piazza sfruttando proprio le comunità musicali sorte sui social.
L’idea di Putin e di Sergei Naryshkin, presidente del Comitato organizzatore per il supporto alla letteratura e all’editoria, è dunque quella di sovvenzionare quei rapper russi che veicolano tutt’altri messaggi nei loro testi. Rap di Stato, dunque? In realtà non si tratterebbe di un’«imbeccata» agli artisti più vicini al governo, ma di sostegno a rapper che non incitano al suicidio o all’utilizzo di droghe. Anche perché il rap è il genere musicale per eccellenza che esalta la ribellione, la trasgressione e la marginalità. Non si può chiedere al rap, insomma, di mettere in rima il rispetto della legge, dell’ordine e della disciplina. Questo Putin sembra averlo capito. Rimane solo da capire se le sue proposte d’intervento avranno successo o meno.
Vittoria Fiore
Mosca, 17 dic – Vladimir Putin dichiara guerra al rap. Secondo il premier russo, infatti, «il rap si basa su tre pilastri: sesso, droga e protesta. Di tutti questi, la droga è il più preoccupante. È la via verso il degrado di un Paese». Dietro la critica al genere musicale amato da tanti giovani, e che sta dilagando anche in Russia, vi è pertanto la necessità di affrontare il problema della droga anche da un punto di vista culturale. Tuttavia, Putin non ha intenzione di mettere in campo misure repressive: «Se è impossibile fermare qualcosa, devi prenderne il controllo», ha dichiarato.
Il campanello d’allarme è suonato anche al Cremlino da quando Husky, rapper russo, ha cominciato a spopolare tra la gioventù. I testi di Dmitry Kuznetsov (questo il vero nome di Husky), infatti, ribollono di rime anti-governo e anti-polizia. Ma non è solo una questione musicale, ci sono anche fattori politici che hanno destato l’attenzione di Putin: gli adolescenti che sono nati dalla classe media sviluppatasi negli ultimi 10 anni (e cioè la base del consenso di Putin) gradiscono molto il rap e artisti come Husky, i quali vengono poi sfruttati da Alexei Navalny, politico dell’opposizione anti-putiniana. Nel marzo 2017, per esempio, Navalny riuscì a portare migliaia di giovani russi in piazza sfruttando proprio le comunità musicali sorte sui social.
L’idea di Putin e di Sergei Naryshkin, presidente del Comitato organizzatore per il supporto alla letteratura e all’editoria, è dunque quella di sovvenzionare quei rapper russi che veicolano tutt’altri messaggi nei loro testi. Rap di Stato, dunque? In realtà non si tratterebbe di un’«imbeccata» agli artisti più vicini al governo, ma di sostegno a rapper che non incitano al suicidio o all’utilizzo di droghe. Anche perché il rap è il genere musicale per eccellenza che esalta la ribellione, la trasgressione e la marginalità. Non si può chiedere al rap, insomma, di mettere in rima il rispetto della legge, dell’ordine e della disciplina. Questo Putin sembra averlo capito. Rimane solo da capire se le sue proposte d’intervento avranno successo o meno.
Vittoria Fiore
3 comments
[…] Questo Putin sembra averlo capito. Rimane solo da capire se le sue proposte d’intervento avranno successo o meno. Fonte Il primato nazionale […]
È vero anche il suo contrario. La musica rap rappresenta il sintomo del degrado e decadenza di ogni società umana.
Putin è corrotto infatti con la scusa di controllare il rap a fin di bene continuerà a finanziarlo visto che anche la Russia sta importando i negri dall’Africa per negrizzare i Russi e producono anche film per mostrare quanto buoni e bravi siano i negri vittime dell’uomo bianco. Ricordo che il nonno di Putin lavorava per Lenin che era Ebreo Askenazita…