Roma, 13 nov — La sola menzione al “conflitto di interesse” fa tornare alla memoria gli anni di battaglie, portate avanti sopratutto dalla sinistra del nostro Paese, nei confronti di Silvio Berlusconi. Fiumi di parole, dibattiti e scontri giudiziari hanno caratterizzato la seconda metà degli anni Novanta, fino ai primi del nuovo millennio.
Parlando di “conflitto di interesse” si fa riferimento a qualcosa di variamente definito dagli individui, dalle leggi o dai codici etici. Si deduce quindi che la stessa definizione del termine sia ancora fonte di ampio dibattito[1]. Il confronto intorno al tema non ha toccato solo il ruolo di noti imprenditori dati alla politica ma ha spesso coinvolto anche le implicazioni di grandi aziende, di sovente multinazionali; polemiche capaci di generare curiose teorie, spesso stigmatizzate come “complottiste”. Soprassedendo per il momento dal consolidato e strumentale uso di posticce etichette, il conflitto di interesse assume un aspetto controverso quando questo vede coinvolto i media e le stesse aziende perlopiù coinvolte in delicati contesti, come quelli sanitari.
Due miliardi di dollari solo nel 2019. Pfizer e i media USA
Secondo il sito Statista[2], Pfizer, la più importante azienda farmaceutica americana, ha investito 1.9 miliardi di dollari in pubblicità solo nel 2019, con una diminuzione di 380 milioni di dollari rispetto all’anno precedente[3].
Il contesto americano, abituato alle pratiche di lobbying[4], è così spiegato, per sommi capi, da Statista: “Gli Stati Uniti sono il più grande mercato farmaceutico al mondo, con quasi la metà dei ricavi globali nel 2020. In nessun altro luogo i consumatori spendono tanto denaro in farmaci da prescrizione, farmaci da banco e altri prodotti e servizi sanitari come negli Stati Uniti, e mentre il continuo aumento della spesa è dovuto principalmente all’aumento dei prezzi dei farmaci, è anche fortemente influenzato dagli sforzi di marketing in continua espansione del settore[5] […] Nel 2021, si prevedeva che la spesa pubblicitaria digitale nel settore farmaceutico e sanitario degli Stati Uniti raggiungesse il record di 11,25 miliardi di dollari USA, con un aumento del 18% rispetto all’anno precedente e un aumento di quasi il 90% rispetto al 2017[6].”
Quantità e qualità di investimenti di marketing che hanno portato a chiedersi se queste realtà industriali (e finanziarie) spendano più in comunicazione che in ricerca, come riportato in questo articolo di Forbes[7].
“Il vaccino vi renderà supereroi con super poteri” la campagna Pfizer per i bambini
Convinti che sia sufficiente per farsi una propria opinione a riguardo, ci limitiamo a riportare la descrizione del video YouTube apparso sul canale ufficiale della multinazionale farmaceutica: “I supereroi sono disponibili in tutte le taglie: guarda come i bambini esprimono gratitudine ai loro supereroi; i volontari della sperimentazione clinica del vaccino #Covid19 di 5-11 anni. Siamo incredibilmente grati ai partecipanti alla sperimentazione e alle loro famiglie 💙 #ScienceWillWin.”
“Brought you by Pfizer”. Big Pharma & Mainstream Media
Un recente montaggio video, assemblato dalla giornalista Whitney Webb, mostra il legame promozionale tra Pfizer e i principali media americani. Tutto questo dovrebbe riportare al centro del confronto un sano dibattito sul tema del conflitto di interesse che le grandi corporate globali (in questo caso del farmaco) possono esercitare non solo grazie allo strapotere finanziario ma anche e soprattutto in considerazione dell’attuale situazione politico-sanitaria mondiale. Usare la bussola dei tempi di carta(straccia) per discernere tra marionette e burattini: “è tutto una questione di soldi, il resto è conversazione.”
Valerio Savioli
[1] La definizione del termine Conflitto di Interesse non è fine a se stessa, essendo quanto mai necessaria a individuare e circoscrivere il fenomeno e, successivamente, dopo averne valutato l’entità del rischio, a mettere in atto le misure più opportune per affrontarlo. https://sites.google.com/site/dicarloe/conflitto-di-interessi/cos-e-il-cdi
[2] https://www.statista.com/statistics/192112/us-ad-spending-of-pfizer/
[3] L’azienda che ha speso più di tutti sulla pubblicità digitale è Johnson & Johnson. https://www.statista.com/statistics/1248639/covid-vaccine-digital-advertising-usa/
[4] Negli USA le lobby, o gruppi di pressione, sono normati dal The Federal Regulation of Lobbying Act (1946)
[5] https://www.statista.com/topics/8415/pharma-and-healthcare-industry-advertising-in-the-us/
[6] https://www.statista.com/topics/8415/pharma-and-healthcare-industry-advertising-in-the-us/#dossierKeyfigures
[7] https://www.forbes.com/sites/greatspeculations/2019/12/09/pfizer-spending-twice-as-much-on-selling-than-research/?sh=313b9ed54b37
2 comments
L’ inizio di questo processo di bombardamento mediatico è consentito dalla alimentazione iper-gustosa (una truffa sui gusti). ma scadente sino alla spazzatura, è bene tenerlo presente. Solo così finisci attratto da altre ingestioni, o (bisognoso di) peggio.
[…] Tra il 2002 e il 2010, la Pfizer è stata multata per 3 miliardi di dollari con condanne penali, sanzioni civili e sentenze, compresa una multa di 2,3 miliardi di dollari nel 2009, la più grande multa per frode sanitaria nella storia americana. Nel 2011, Pfizer ha pagato 14,5 milioni di dollari per chiudere le accuse di marketing illegale, e nel 2014 ha risolto le accuse relative alla commercializzazione illegale del farmaco Rapamune per i trapianti di rene con 35 milioni di dollari. Niente di tutto ciò ha scoraggiato la condotta scorretta futura (ndr Pfizer investe 2 miliardi di dollari in campagne pubblicitarie). […]