Parigi, 26 feb – Secondo quanto riportato dalle colonne del Figaro, la tendenza delle famiglie musulmane transalpine di iscrivere i figli a scuole cattoliche è in netto aumento. In media un terzo degli iscritti nelle scuole di confessione cattolica è musulmano ma ci sono situazioni limite come quella di un collegio della periferia nord di Lione dove gli studenti musulmani sono addirittura il 98%. Intervistato dal Figaro un genitore musulmano, Chawki Belaliat, afferma che “i valori che vengono insegnati nelle scuole cattoliche sono attigui a quelli in cui crede” e sicuramente diversi da quelli propagandati nelle scuole pubbliche francesi dove inizia a ad andar di moda la tendenza gender, un altra mamma musulmana spiega di aver fatto la stessa scelta “perchè i valori morali corrispondono ai miei e per proteggere mia figlia da una vita sentimentale troppo precoce”. Il dato oltre che culturale è rilevante anche sotto il profilo politico se si pensa che l’86% dei musulmani alle scorse elezioni ha votato per Hollande e che in seguito alle politiche particolarmente progressiste in temi quali la famiglia probabilmente tale dato non verrà riconfermato. Di questo se ne è accorto il deputato islamico Malek Boutih secondo il quale “la gauche sta perdendo questo elettorato” ma d’altronde la strada sembra tracciata e il governo Hollande non sembra intenzionato a ripensamenti sui temi osteggiati dai fedeli di Maometto.
Una sorta di “resistenza” comune lega quindi cattolici e musulmani, una presa di posizione contro matrimoni e adozioni omosessuali, contro il relativismo etico e la teoria gender, una forte volontà di restare fedeli alle proprie tradizioni e ai propri valori. Un cortocircuito fisiologico che mette in luce tutte le contraddizioni del sistema multiculturale. I popoli che provengono da altre aree del mondo o anche già cittadini europei ma con radici in paesi dove la tradizione è ancora qualcosa di vivo, stanno scoprendo di avere se non proprio valori comuni sicuramente punti di contatto importanti con chi come loro si oppone al mondo dell’uguale. La favoletta del villaggio globale è destinata a restare tale, la vera ricchezza dei popoli è la propria identità che, come testimonia questo caso francese, non vuol dire diffidenza reciproca ma differenza dialogante. Santa differenza.
Rolando Mancini