Roma, 24 nov – “Non dite che tutti i rifugiati sono terroristi”. Ce l’hanno detto per mesi, e infatti non lo diciamo. No, non tutti i rifugiati sono terroristi. Ma almeno due sì. Che comunque bastano e avanzano, nel momento in cui si mettono una cintura esplosiva e decidono di andare allo stadio.
Facciamo un passo indietro: 3 ottobre 2015, isola di Leros, Grecia. Arriva un barcone con 197 immigrati provenienti dalla Siria. Ebbene, sembra che su quell’imbarcazione fossero due degli attentatori suicidi dello Stade de France, M al-Mahmood e Ahmad al Mohammad, e per questa ragione l’intelligence parigina ha chiesto a tutte le polizie europee di indagare proprio sui quei passeggeri, o almeno sui 140 adulti fra di loro.
Per facilitare il lavoro dei colleghi europei, i francesi hanno inviato il dna e le impronte digitali degli attentatori identificati e di quelli ancora da identificare, chiedendo di verificare se nei database vi fossero elementi a loro riconducibili. La speranza è di riuscire a risalire ad alcuni di questi, o almeno a ricostruire il percorso che hanno seguito.
Anche se il passaporto di Ahmad al Mohammad sembrerebbe falso, la presenza di due jihadisti sui barconi sembra comunque accertata. È la conferma, semmai ce ne fosse bisogno, della natura suicida delle politiche europee sull’immigrazione. Serve ancora altro per cambiare registro?
2 comments
Da scrivere a caratteri cubitali davanti a casa di Renzi, che in tutte le tv ha detto, sapendo di mentire, che “i terroristi non arrivano sui barconi, ma sui voli di linea”.
paisani tanto piacheri auguti tanti a boy
di patagonia cui fa fredo anque in verano 24-11-15