Roma, 19 ago – Temendo gli uomini in nero, nemici della storia, dell’arte e della bellezza, aveva tentato di salvare un centinaio di statue. Gli uomini dell’Isis, per tutta risposta, lo hanno ucciso, decapitato e appeso proprio a una di quelle antiche colonne di Palmira che aveva tanto a cuore.
L’ennesimo, agghiacciante racconto di sangue riguarda Khaled Asaad, 82enne studioso di antichità e capo del sito archeologico di Palmira per oltre mezzo secolo.
L’archeologo era stato catturato e detenuto per oltre un mese e e sottoposto agli interrogatori dei militanti dell’Isis. Il suo corpo sarebbe stato appeso ad una delle colonne più antiche del centro della città dichiarata Patrimonio dell’umanità dall’Unesco e finita sotto il controllo dell’Isis lo scorso maggio. Lo ha reso noto il direttore dei musei siriani, Maamoun Abdulkarim, informato dalla famiglia di Asaad.
L’uomo ha lavorato per 50 anni con le missioni archeologiche internazionali ed era riuscita a salvare centinaia di antiche statue dalla furia iconoclasta dell’Isis nascondendole in un luogo sicuro.
Asaad era noto per diversi lavori scientifici su Palmira, pubblicati su riviste archeologiche internazionali. Nel corso degli ultimi decenni aveva lavorato con missioni archeologiche statunitensi, francesi, tedesche e svizzere.
Palmira si trova in un’oasi a 240 km a nord-est di Damasco e 200 km a sud-ovest della città di Deir ez-Zor, che si trova sul fiume Eufrate. Questa sua posizione ne ha fatto un crocevia di culture e di imperi, dall’influenza greco-romana a quella bizantina e poi araba.
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