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Ecco come l’Onu gestisce (male) i fondi per i rifugiati

by Ada Oppedisano
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CatturaRoma, 18 nov – A seguito delle crisi in atto da qualche anno nel medio e vicino oriente e nell’area nord africana, la questione dei rifugiati è un tema che riguarda sempre più da vicino il mondo occidentale, con conseguenze non solo sociali ma anche e soprattutto politiche. L’organismo preposto dalle Nazioni Unite per la tutela e la salvaguardia di questa categoria di persone è l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR), il cui nuovo commissario, dal primo gennaio 2016, sarà il diplomatico italiano Filippo Grandi, che ha speso la sua intera carriera occupandosi delle questioni relative ai flussi migratori causati da conflitti.
L’UNHCR è una delle più grandi e potenti agenzie dell’ONU. Il suo simbolo richiama l’idea di protezione, secondo la mission dell’organismo, attraverso l’immagine di due mani che si uniscono nel dare un tetto a una persona. Fondata nel 1950 per far fronte all’emergenza causata dal secondo conflitto mondiale, regola la sua giurisdizione sulla base della Convenzione di Ginevra sui Rifugiati del 1951. Protezione e assistenza sono i due fondamenti sui quali si basa l’agenzia: la protezione è intesa come raccolta dei dati anagrafici, registrazione, consulenza burocratica; l’assistenza riguarda la garanzia di beni di prima necessità e di infrastrutture utili a rendere dignitosa la vita dei rifugiati.

syriaIl budget di cui l’agenzia dispone è costituito da cifre da capogiro. Secondo gli ultimi dati del 2015, gli Stati che aderiscono alla convenzione e i privati cittadini versano un totale di circa 2 miliardi e 700mila dollari: al primo posto troviamo gli Stati Uniti, al 21esimo posto invece c’è il governo italiano con un contributo annuo di 12milioni di dollari, ai quali bisogna aggiungere i 13milioni circa di donazioni private provenienti dal nostro paese. Tra i privati del 2013 (non sono infatti disponibili dati più aggiornati) troviamo l’AC Milan con 195mila dollari e, a livello internazionale, al primo posto si erge l’IKEA Foundation con 33 milioni di dollari donati.

 

12272941_10208008815122649_1416944496_nL’area di maggiore interesse è sicuramente quella che riguarda la crisi siriana. Secondo l’UNHCR Global Appeal del giugno 2015, per l’emergenza rifugiati in Libano sono stati previsti 560milioni di dollari per 2 milioni di rifugiati; il personale impiegato in questo stato è composto da 640 unità distribuite su tutto il territorio nazionale. Per la Siria, invece, sono presenti 274 operatori UNHCR e il budget è di 360 milioni di dollari per 11 milioni di rifugiati (interni ed esterni).

IMG_4527Grandi risorse, impegno mondiale: tutto bello, fin qui. Se non fosse che al confine siriano libanese ci si possa rendere conto di quanto queste grosse macchine che smuovono miliardi come l’UNHCR, spesso perdano i propri obiettivi proprio dove è più necessario. Tendoni abbandonati, con quel declamato simbolo di protezione, attorniati da sporcizia e incuria, mentre donne e bambini avvolti da nugoli di mosche giacciono stesi a terra in attesa di una risposta che tarderà ad arrivare. Nessun funzionario dell’UNHCR, nessuna risposta, solo abbandono. E’ questo il silenzio che fa male quanto l’immagine di un bambino siriano senza vita sulla spiaggia: il silenzio dei complici, l’ipocrisia dei potenti, le lacrime di coccodrillo e il buonismo a distanza colmo di retorica e sterilità proprio di quei politici che, come il presidente Boldrini (già portavoce dell’UNHCR dal 1998 al 2012), gonfiano gli occhi mentre riempiono le tasche dei complici di questi orrori umanitari.

 

Ada Oppedisano

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