Roma, 12 ago – Tre operazioni di recupero immigrati in tre giorni. La Ocean Viking, nave delle Ong Msf e Sos Mediterranée battente bandiera norvegese, ha caricato a bordo ieri l’ultimo carico di 81 immigrati “ripescati” da un gommone in mare, ma ora è allarme sovraffollamento: la barca, che ha una capienza di 200 persone, trasporta ora 251 immigrati, alcuni dei quali in condizioni critiche, e l’intero equipaggio.
Situazione esplosiva
“Molti di loro – afferma Raquel Gonzalez, responsabile relazioni esterne di Msf – hanno ferite e lividi per le botte ricevute. Sono stati torturati e abusati. Quel che è certo è che noi non li riporteremo in Libia”. Le scorte di cibo e carburante si esauriranno entro 4 o 5 giorni ma l’equipaggio non esclude altri salvataggi durante la navigazione, mettendo quindi in grave rischio l’incolumità dei passeggeri già presenti sulla Ocean Viking e creando, di fatto, una situazione esplosiva a bordo. Situazione che le Ong potrebbero usare a proprio vantaggio per accelerare le operazioni di sbarco – o come pretesto per forzare, eventualmente, un blocco. Nel frattempo le autorità europee sono state contattate per richiedere un porto sicuro. “Sì – spiega Gonzalez – abbiamo stabilito contatti con le autorità marittime dei paesi a noi più vicini. Logicamente, abbiamo informato Italia, Malta e Libia dei diversi salvataggi. Non chiediamo porti specifici in nessun paese, sia che si tratti di Spagna, Francia o Italia. Quello che chiediamo è che l’Ue accetti di stabilire quale sia il porto più sicuro”.
Condotta inaccettabile
Nel frattempo alla nave è stato notificato il divieto d’ingresso nelle acque territoriali italiane. La Farnesina ha spedito ieri una nota verbale all’ambasciata della Norvegia stabilendo che l’Italia «non ha in alcun momento assunto il coordinamento delle operazioni di soccorso» e, in ogni caso il salvataggio degli immigrati è avvenuto «ben al di fuori della zona sar di responsabilità italiana». Per questo motivo «non può in alcun modo essere attribuita alle autorità italiane la responsabilità d’individuazione del porto di sbarco dei naufraghi». La nota conclude spiegando che «l’ingresso nelle acque territoriali italiane sarebbe considerato pregiudizievole al buon ordine della sicurezza dello Stato». Il ministero, inoltre, puntualizza come «non sia accettabile ogni condotta delle Ong che considerano l’Italia l’unico porto possibile di sbarco», mettendo in dubbio l’unicità delle motivazioni «umanitarie» alla base di questa scelta.
Cristina Gauri
5 comments
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nave norvegese….consegnare i “pacchi” alla Norvegia…
Gentile Jos,
premetto che non ho approfondito a sufficienza la questione e quindi che potrei anche sbagliarmi. Tuttavia, per quanto mi consta:
a. non trattasi di ‘salvataggi’, ma piuttosto – come evidenziato nell’articolo – di ‘ripescaggi’, il che confonde le cose;
b. e’ vero che il natante e’ territorio della bandiera che batte (diciamo ‘di immatricolazione’), ma – nella fattispecie – l’equipaggio e la ONG di riferimento sono spagnoli, il che complica le cose;
c. le ONG (or NGO, in English) – per loro natura giuridica – sono NON GOVERNATIVE, ovvero PRIVATE e – per loro abitudine inveterata – si sentono ‘unte dal Signore’, ovvero libere di fare i loro comodi (soprattutto in riferimento ad organizzazioni GOVERNATIVE, quali Forze Armate, etc. ovvero alla scelta del c.d. ‘porto sicuro’ che loro leggono come ‘porto Italiano’), il che complica le cose;
d. il Trattato di Dublino non prende in considerazione la bandiera battuta dalla nave, il che complica le cose;
e. l’On. Matteo Renzi – come riferito a suo tempo anche dall’On. Bonino – a Bruxelles ha rimescolato nel torbido, il che manda le cose a senso unico ‘contro’ la nostra Patria.
Morale della favola? Non vorrei trovarmi nei panni del Sindaco di Lampedusa nei prossimi giorni…
La ringrazio per l’attenzione e Le auguro un buon pomeriggio
Aprite i porti
Fateli scendere ed accompagnare direttamente
dalla Bellanova.
Lei sa a quali imprenditori consegnarli per farli lavorare nei campi al posto degli italiani scansafatiche.
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