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Nuova Pac: una riforma agricola poco comunitaria

by Francesco Pezzuto
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PacStrasburgo, 10 dic – A conclusione di un lungo iter iniziato alla fine del 2010 Parlamento europeo, Commissione e Consiglio hanno approvato il testo dei quattro regolamenti costituenti il pacchetto riforma della Politica agricola comunitaria 2014 – 2020. La nuova Pac verrà presentata ufficialmente il prossimo gennaio e, dopo un anno transitorio, entrerà a pieno regime nel 2015. Dalle prime indiscrezioni trapelate il testo approvato mira a preservare la tutela del patrimonio ambientale, offrire un contributo maggiore agli agricoltori per aiutarli a inserirsi nel mercato globale e garantire una distribuzione più equa, rispetto al passato, dei fondi comunitari. A conferma di questo orientamento giungono le parole di paolo De Castro, presidente della Commissione per l’agricoltura e lo sviluppo rurale e già ministro delle Politiche agricole prima nel governo D’Alema e poi in quello di Romano Prodi. Secondo De Castro la nuova Pac sarà “più equa e legittima, garantirà un migliore equilibrio tra la sicurezza alimentare e la tutela dell’ambiente e preparerà meglio gli agricoltori a preparare le sfide del futuro”.

L’augurio è che il presidente della Commissione agricoltura abbia rivisto le sue idee riguardo ambiente e salute alimentare, considerando che nel suo libro Corsa alla terra, riferendosi all’opportunità di un uso su larga scala degli Ogm in Europa, auspicava “un maggior protagonismo pubblico, per un motivo che oseremmo definire questo sì ‘etico’, ossia evitare che dai benefici che si stanno conseguendo con la ricerca privata continuino a essere esclusi i poveri e i piccoli agricoltori”. Una posizione chiara e marcata, quindi, che spingeva per un finanziamento pubblico in favore della diffusione delle cultivar geneticamente modificate. La nuova Pac fortunatamente sembra procedere in direzione contraria, prevedendo un aumento fino al 25% degli aiuti comunitari per agricoltori e aziende che investiranno nell’agricoltura biologica e imponendo agli stati membri una decurtazione del 30% sui finanziamenti totali nel caso non vengano rispettate le misure ecologiche obbligatorie, come la diversificazione delle colture e la creazione di aree ecologicamente orientate. Un ulteriore aumento del 25% rispetto al premio attuale è previsto anche per i giovani agricoltori, per la costituzione di nuove aziende fino a un massimo di 25 o 90 ettari, in base al tipo di produzione.

 

Riguardo questa normativa, apparentemente positiva poiché favorirebbe un ritorno dei giovani all’attività agricola, occorre far notare come questo tipo di politica di incentivo possa essere facilmente aggirato e sfruttato in modo fittizio. In Italia abbiamo potuto constatare negli ultimi anni come il cosiddetto Premio di primo insediamento sia stato ottenuto da aziende agricole già esistenti, i cui proprietari non hanno dovuto far altro che intestare o affittare parte dei terreni a figli, parenti o persone di fiducia, con un’età inferiore ai 35 anni. Equità, verde e tutela sono quindi le tre parole d’ordine della nuova Pac, una riforma che presenta indubbiamente degli aspetti positivi, ma dalla quale, dopo tre anni di gestazione, si attendevano risposte più ampie riguardo l’indirizzo del comparto agricolo a livello europeo. La riforma impone sì dei vincoli e offre vantaggi a una certa tipologia di impresa, ma è evidente che non si sia voluto forzare la mano, lasciando un ampio spazio decisionale ai singoli Stati membri. Una ulteriore conferma di come, al di fuori dei diktat della Bce e dei rigidi parametri di Maastricht, questa Europa sia tutt’altro che unita.

Francesco Pezzuto

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