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Washington, 7 feb – “Non toglieteci gli schiavi”. La Silicon Valley dichiara guerra a Donald Trump a causa dei suoi decreti sull’immigrazione che rischiano di togliere manovalanza a basso costo alle multinazionali statunitensi. Novantasette società del settore tech, da Apple a Zynga, passando per Google, Facebook, Microsoft, Netflix, Snap e Uber hanno deciso di partecipare alla battaglia in tribunale contro la Casa Bianca, presentando alla Corte d’Appello del nono circuito un “amicus curiae”, ovvero un documento di una parte non in causa in cui sono fornite delle informazioni per aiutare il tribunale a decidere.
Nel documento, le società hanno enfatizzato l’importanza degli immigrati nell’economia e nella società, sottolineando che la decisione di Trump danneggia i loro affari e viola le leggi sull’immigrazione e la Costituzione statunitense. Un tribunale di Seattle, venerdì, ha bloccato l’esecuzione dei decreti presidenziali, su richiesta del Minnesota e dello Stato di Washington. La Corte d’Appello ha temporaneamente respinto il ricorso dell’amministrazione Trump. L’ordine esecutivo in oggetto bloccava l’accoglienza dei richiedenti asilo di qualsiasi nazionalità per 120 giorni e sospendeva per tre mesi l’accesso al territorio americano per i cittadini di Iraq, Siria, Iran, Sudan, Libia, Somalia e Yemen, anche se in possesso di regolare permesso di soggiorno è stato sospeso da un giudice federale di Seattle.
Nella memoria delle multinazionali si afferma che il decreto “viola le leggi sull’immigrazione e la Costituzione, e infligge danni significativi all’economia, all’innovazione e, come conseguenza, alla crescita americane”. I firmatari sottolineano poi come “gli immigrati siano autori di molte tra le più importanti scoperte della Nazione, e creino alcune tra le società maggiormente innovative ed emblematiche del Paese”. Gli Stati Uniti, proseguono, hanno “da tempo riconosciuto l’importanza di proteggere se stessi da coloro che vogliono nuocerci, ma lo hanno fatto mantenendo fermo il nostro fondamentale impegno a dare il benvenuto agli immigrati”. Si avverte infine che il bando di Trump renderà più difficile il reperimento di validi dipendenti nel resto del mondo, provocherà un aumento dei costi, e quindi ostacolerà la capacità di “competere sui mercati internazionali”.
Adriano Scianca
1 commento
pur con il doveroso rispetto per alcune di quelle aree che migliaia di anni fa hanno rappresentato la nascità delle grandi Ciiviltà,
credo davvero corretto il termine usato di “schiavi” non riuscendo davvero a capire quali premi Nobel o “autori di molte tra le più importanti scoperte” possano arriivare da Somalia e Sudan…