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Non è un paese per Kyenge/5: Arabia Saudita

by Michael Mocci
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AA027881Riyad, 11 ott- E se la Boldrini sbarcasse clandestinamente in Arabia Saudita? Troverebbe un ministro come la Kyenge ad accoglierla a braccia aperte? Sicuramente no, visto che in Arabia e in tutti i paesi del Golfo, le leggi non sono propriamente morbidissime.

Recentemente il ministro del Lavoro Adel al-Fakieh ha condotto una battaglia per inasprire le sanzioni contro gli irregolari e pene detentive per i titolari di azienda che utilizzano manodopera illegale. In tal caso addirittura il clandestino viene espatriato a spese del datore di lavoro e bandito dai confini di Stato. L’unico modo che si ha di ottenere un permesso di soggiorno è quello di trovare uno sponsor. Nel sito dell’ambasciata araba in Italia infatti si legge: “I visti sono concessi esclusivamente su richiesta di un garante saudita (sponsor). L’Ambasciata d’Italia ed il Consolato Generale d’Italia a Gedda non possono sponsorizzare i privati cittadini per l’ottenimento del visto d’ingresso. […] Il lavoratore non può tuttavia lasciare il paese senza il consenso del proprio sponsor che deve a tal fine restituirgli il passaporto e richiedere l’apposito visto di uscita o uscita/re-ingresso”. O così o galera ed espatrio.

A tal proposito è diventata celebre la storia della coppia di sposi indonesiani che, nello scorso dicembre, avevano deciso di celebrare la luna di miele in Arabia. Una volta entrati poi, la vita non è semplicissima. È assolutamente vietato praticare sul suolo del paese arabo, qualunque tipo di culto religioso differente dall’islam, fare uso di alcolici, leggere riviste pornografiche e mangiare carne di suino. Una volta ottenuto il visto, per diventare cittadino arabo, bisogna vivere nel paese stabilmente per un numero imprecisato di anni, praticare l’islam, dimostrare di avere una buona condotta e fare una richiesta al Primo Ministro. Solo dopo la sua accettazione si può divenire cittadini.

Negli Emirati Arabi, la legge sull’immigrazione è identica a quella dell’Arabia Saudita ma quella sulla cittadinanza è più severa: la cittadinanza si trasmette solo attraverso ius sanguinis. Sono cittadini degli EAU i figli di madre o padre cittadini degli Emirati e i bambini figli di entrambi i genitori apolidi. La doppia cittadinanza non è riconosciuta.

Michael Mocci

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