Sofia, 24 ott – Nessuno straniero potrà comprare terreni in Bulgaria fino al 2020. E’ quanto deciso dal Parlamento del paese balcanico che ha esteso un divieto già esistente in aperto contrasto con le direttive dell‘Unione europea.
La proposta di bloccare la vendita dei terreni è stata avanzata dai nazionalisti di Ataka e ha avuto pieno sostegno da parte della maggioranza parlamentare, con 138 voti a favore, 38 contrari e 12 astenuti. Per Ataka il costo della terra in Bulgaria è troppo basso, quindi senza questa decisione il rischio di saccheggio da parte di imprese estere e speculatori internazionali sarebbe eccessivo.
“L’immagine della Bulgaria rischia di essere lesa a livello europeo dopo questa decisione populistica” ha detto dopo il voto il presidente della Camera, il socialista Mihail Mikov. Ancora più scoraggiante è stata Chantal Hughes, portavoce Ue del Commissario al Mercato interno: “Se la Bulgaria non si aprirà al mercato entro il 1 ° gennaio 2014, come previsto dal Trattato, potrebbe essere sanzionata da Bruxelles.” Il Trattato di adesione all’Ue prevede infatti che uno Stato membro deve garantire equo trattamento a livello comunitario in caso di compravendite e scambi commerciali.
L’Italia ha recentemente aperto alla vendita del patrimonio demaniale, contraddicendo de facto il significato stesso di “demanio, dal latino dominium “dominio”, non considerando più inalienabili i beni di proprietà dello Stato e senza porre vincoli sull’acquisto di immobili e di terreni da parte privata, a prescindere dalla nazionalità degli acquirenti.
La Bulgaria attua con il decreto approvato in Parlamento una decisione che va in senso diametralmente opposto. Un paese che ha ancora un settore agricolo arretrato ed inefficiente, e che importa il 60% delle merci di base, erge un muro a difesa del patrimonio nazionale ed evita di svendere la fonte di reddito principale: la terra.
Eugenio Palazzini