Roma, 8 apr – Domani si vota in Israele e l’attuale primo ministro Benjamin Netanyahu ha deciso di chiudere la campagna elettorale dichiarando che è sua intenzione annettere molti territori della Cisgiordania. Dichiarazioni che inevitabilmente alzano la tensione, già alta dopo il bombardamento della Striscia di Gaza, tra palestinesi e israeliani, proprio alla vigilia delle elezioni da dentro o fuori per il premier amico di Donald Trump. Ieri la Commissione per l’edilizia di Tel Aviv ha approvato la costruzione di 1226 case in Cisgiordania e dato il via libera a piani nell’area per altri 2433 alloggi, più ulteriori 339 da discutere in seguito.
L’annuncio insomma di un’occupazione massiccia dei territori palestinesi che Netanyahu intende usare ai fini elettorali. Difficile dire quanto pagherà in termini di voti, ma il premier israeliano ha spiegato di avere “il sostegno del governo americano”. Dopo il trasferimento dell’ambasciata degli Stati Uniti a Gerusalemme e il riconoscimento della sovranità di Israele sulle alture occupate del Golan, si tratterebbe dell’ennesima presa di posizione radicale da parte di Trump. Un affondo che non contribuisce certo alla pace in Medio Oriente, in un’area da sempre calda e instabile.
Questione di voti
Certo è che lo sfidante di Netanyahu, l’ex capo di Stato maggiore Benny Gantz, non sembra avere posizioni meno drastiche nei confronti della questione palestinese. Anzi, Gantz ha accusato il premier israeliano di essere “irresponsabile” per aver preso una decisione di portata storica “durante la campagna elettorale”. Chiedendosi poi, riferendosi appunto ai territori della Cisgiordania da annettere, perché “per 13 anni Netanyahu avrebbe potuto farlo ma non lo ha fatto?”. La risposta sembra scontata. Il primo ministro di Tel Avi punta infatti adesso a ottenere il voto dagli oltre 620mila coloni che abitano negli insediamenti, che corrispondono più o meno al’8% dell’elettorato.
“Da sei mesi sono in contatto con gli Usa sulla mia intenzione di estendere la sovranità israeliana agli insediamenti ebraici in Cisgiordania”, ha dichiarato Benjamin Netanyahu durante un’intervista alla radio militare. “Non c’è alternativa – ha specificato il primo ministro – ad una sovranità israeliana agli insediamenti e non potremmo consentire che uno Stato palestinese prenda possesso di quelle zone”. Insomma Netanyahu continua a gettare benzina sul fuoco. E lo fa sapendo bene di avere una sponda nel governo Usa.
Eugenio Palazzini