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Sei nazionalista? Non ti apro il conto corrente

by Giuseppe Maneggio
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Ginevra, 23 set – Succede in Svizzera, una delle patrie del sistema bancario internazionale. Luca, un ragazzo ginevrino con un passato da militante identitario, si è visto negare l’apertura di un conto corrente. La banca – PostFinance – si è giustificata con una comunicazione scritta consegnata al ragazzo: “ragioni di politica commerciale ci obbligano a non poter completare la sua richiesta”. Ma un consulente della quinta realtà bancaria elvetica ha poi spiegato per telefono al ragazzo che il problema è sorto a causa del suo passato coinvolgimento in alcune fazioni nazionaliste, “Genève Non Conforme” e “Egalité et Réconciliation Suisse”.

PostFinance contattata da alcuni giornalisti locali non si è sbilanciata pubblicamente: “A causa del segreto bancario, non possiamo esprimerci su specifiche relazioni con i clienti“. Ma sembra che non sia la prima volta che in terra elvetica venga negata l’apertura di un conto corrente ai militanti, presenti e passati, di partiti e associazioni nazionaliste. Ne sa qualcosa l’avvocato Pascal Junod che in più di un’occasione ha difeso i diritti di questi attivisti. “Una banca non potrà mai dire formalmente il vero motivo del rifiuto. Bisogna leggere tra le righe. Non significa nulla politica commerciale. Le banche non vogliono rischiare di vedere il loro nome sui giornali collegato con qualcosa di negativo“, spiega l’avvocato, “questa è una tendenza che andrà sempre più consolidandosi perché è in crescita l’attenzione all’immagine del brand“.

Da un punto di vista formale la stipula di un contratto può essere respinta senza che se ne dia una motivazione articolata. Si tratta pur sempre di un contratto tra privati, ma in Svizzera, come del resto in Italia, esistono delle banche di proprietà pubblica – le banche cantonali e la stessa PostFinance in territorio elvetico e Poste Italiane in terra italica – che forniscono servizi del tutto simili alle banche private. “Il caso di PostFinance pone un problema in tal senso e merita considerazione perché i cittadini finanziano La Posta con le loro imposte“, sottolinea l’avvocato ginevrino Pascal Junod.

Nessuno degli interpellati ha posto il problema di schedatura legato ai controlli preventivi, che le banche effettuano sul futuro cliente. Oltretutto le banche svizzere, che nel solo 2015 hanno investito 6.6 miliardi di franchi in armi nucleari, sono regolarmente utilizzate dalle mafie per il riciclaggio di denaro. Quest’ultimi sono regolarmente accettati come clienti dagli istituti elvetici, i nazionalisti invece banditi.

Giuseppe Maneggio

 

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1 commento

Dino Rossi 23 Settembre 2016 - 7:00

Le pruderie boldriniano mondialiste stanno facendo breccia anche nei banchieri? Ma non si diceva “pecunia non olet”? O vale solo per i petrodollari?

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