Roma, 22 ago – Darya Dugina non aveva ancora 30 anni, li avrebbe compiuti il prossimo 15 dicembre. E’ morta in modo atroce, saltando in aria in un’auto alla periferia di Mosca. Adesso, come quasi sempre accade in questi casi, si sprecheranno parole e ipotesi sugli autori dell’attentato. Non contano neppure le presunte rivendicazioni, se ci sono, se arriveranno, se verranno impacchettate ad arte.
Le ipotesi e l’unica certezza
Molti filorussi, in particolare sui social, puntano già il dito contro gli ucraini, i servizi segreti inglesi, quelli americani, quelli polacchi. Altrettanti filoucraini, in particolare sulla stampa internazionale, ventilano piste interne, alias nazionalisti russi anti-Putin, servizi russi filo-Putin, organizzazioni varie ed eventuali che per qualche particolarissimo motivo avrebbero compiuto l’attacco.
Fioccheranno fior fior di analisti improvvisati, con la verità in tasca di chi ha letto qualcosa nel determinato sito inconfutabile, di chi ha guardato e riguardato i video dell’attentato e ne ha tratto evidenze, di chi rinviene simboli e simbolismi esoterici (vanno sempre di moda), di chi scova dichiarazioni che inchiodano i presunti bombaroli e soprattutto i mandanti, perché ci deve essere sempre un mandante. La verità vera è che non sappiamo chi abbia piazzato un ordigno in quell’auto e molto probabilmente non lo sapremo mai. L’unica certezza, l’unico aspetto di questa tragica vicenda su cui concordano tutti – amici e nemici – è che il vero obiettivo dell’attentato non era Darya Dugina, ma il padre Aleksandr Dugin.
Darya Dugina, i mostri social e i padri che ci servono
Chi è figlio della tragedia greca, della clementia di Seneca e della summa definitiva di Foscolo, dovrebbe evitare sproloqui di fronte alla morte di una giovane donna. Assumere in sé quel nobile rispetto che si deve al passare oltre, a chi se ne va senza volerlo e a chi resta in lacrime, per tutto il tempo necessario al sentirsi sulla pelle le cicatrici che restano sempre. Cum dignitate, a prescindere dai rispettivi schieramenti ideologici. Rumore, vocio, chiacchiericcio scomposto, livore, non sono degni dei figli di una civiltà millenaria.
La confusione social genera mostri anche e soprattutto di fronte alla morte, ed è forse questo il segno più avvilente del guardare a lungo in un abisso, finendo per farsi guardare dentro dall’abisso. Orfani di Nietzsche, possiamo almeno ricordarci di avere ancora Marco Aurelio come padre e assumere la posa che si confà al vir: “Il modo migliore per difendersi da un nemico è non comportarsi come lui”. Scegliete pure il vostro nemico, se la tifoseria vi ha ormai pervaso, ma evitate di farvi trascinare nel baratro dell’odio stolto. Silenzio.
Eugenio Palazzini
6 comments
Il silenzio potevi farlo te, risparmiandoci questo articoletto che non dice niente e mi ha soltanto fatto perdere tempo.
…i giornali italiodi on line si son buttati a capofitto nello stalkerare sempre chi sa da che parte sta la Verità , stiamo parland dei soliti giornali on line noti al pubblico per l’odio recidivo e petulante contro i cosidetti (da loro) – “populisti” , ergo come un riflesso incondizionato manganellano tutti gli “amici di Putin” (ma amici de che , ci se lo inc…)
Il responsabile materiale molto ma molto probabilmente salterà fuori: il delitto perfetto non esiste in un fatto per di più così circoscrivibile.
ANSA e AdnKronos riassumono un comunicato della TASS, che riferisce puntualmente sullo stato attuale delle indagini:
https://tass.com/society/1496687
(si potrà obiettare che “la TASS è di parte, essendo filogovernativa”… come se non lo fossero ANSA, o Reuters o AP…).
Probabilmente gli attentatori volevano uccidere entrambi i Dugin (che partecipavano alla stessa manifestazione), ma comunque hanno azionato il telecomando che ha fatto saltare la sola Darya, e così hanno colpito il padre ancor più duramente. Ambedue erano segnalati come pubblici nemici dell’Ucraina nel famigerato sito web di “Myrotvorets”, come ha notato Maurizio Blondet:
https://www.maurizioblondet.it/aleksander-dugin-il-padre-di-darya-dugina-uccisa-da-unesplosione-era-un-bersaglio-della-lista-ucraina-gestita-dalla-nato/
“Ovviamente, non siamo stati noi…”, si erano affrettati a dichiarare i banderisti del regime di Kiev, falsi e vigliacchi sin dall’inizio. L’odio non proviene dal popolo ucraino, ma da queste canaglie e dai corrotti che li sostengono. Ci siamo messi dalla parte sbagliata, come Italiani, e – per giunta – a nostro danno…
acoglione ma che sei a favore dei russi?
[…] da Il Primato Nazionale – Roma, 26 ago – A Kiev non sono piaciute le recenti dichiarazioni di Papa Francesco. A tal punto che il ministro degli Esteri ucraino, Dmitro Kuleba, ha convocato monsignor Visvaldas Kulbokas, Nunzio Apostolico in Ucraina. Nel mirino è soprattutto il riferimento del Papa alla morte di Darya Dugina. […]