Roma, 17 nov – Il colmo dei colmi, la prova definitiva che sul terrorismo le potenze occidentali non possono fare sul serio, è che il G20 in cui prendere le decisioni per rispondere agli attacchi di Parigi, si tiene in Turchia. È come se l’Expo sull’alimentazione l’avessero fatto nel Biafra.
Ma come si fa a voler essere credibili parlando di lotta al terrorismo in casa del più ambiguo attore geopolitico dell’area, che con i terroristi interni ed esterni gioca come fossero pedine? Ma del resto basta ricordarsi che appena pochi giorni fa Matteo Renzi era ricevuto con tutti gli onori dai Saud, ispiratori ideologici, politici e religiosi, nonché, almeno per il primo momento, finanziatori del terrorismo salafita mondiale, per capire che è tutta una gigantesca presa in giro.
Con questi presupposti, la speranza che i 20 grandi tirino fuori soluzioni efficaci contro il terrore è davvero vana. E infatti cosa esce dall’incontro di Antalya? Oltre alla condanne retoriche delle stragi, i padroni di casa colgono al volo l’occasione per decretare unilateralmente la fine politica di Bashar al Assad, stabilendo che in Siria, dopo un governo di transizione, l’attuale presidente non si ricandiderà. Si tratta più di una volontà politica che di un dato di fatto, ma la sorte del leader siriano sembra in effetti segnata, anche perché alle pretese turche solo l’Iran ha opposto qualche resistenza.
Assad paga quindi per le stragi dei suoi nemici, per le azioni di chi è stato creato, addestrato e finanziato per combattere innanzitutto lui. Non c’è logica in tutto questo. O meglio, ce n’è fin troppa, dal punto di vista di troppe potenze sedute a quel tavolo.
Oltre a questo, Obama in persona ha voluto rilanciare le ragioni dell’accoglienza dei migranti: “Chiudere le porte ai migranti sarebbe un’ulteriore barbarie. La quasi totalità dei rifugiati sta scappando da quei terroristi animali visti in azione nelle nostre città”.
Giorgio Nigra
1 commento
La quasi totalità degli invasori travestiti da profughi è di credo sunnita, lo stesso identico credo che anima le azioni politiche di ISIS (ora questo nome lo sentirete di meno perché tutti i media si sono accordati nel chiamarlo “daesh”, che non so cosa cazzo voglia dire ma è il nome politicamente corretto da dare ai terroristi, proprio per non ferire i sentimenti sunniti dei loro preziosissimi islamici di pelle marrone che hanno lasciato entrare in tutta l’Europa occidentale).