Roma, 19 set – Per essere semplici profughi in fuga da guerra e miseria, i migranti in fuga dall’Africa dimostrano di avere una singolare scaltrezza mediatica.
Vedasi, per esempio, il neonato fatto scientemente gattonare davanti alla polizia in assetto antisommossa lungo il confine tra Turchia e Grecia. Geniale. Eccezionale. È la classica “foto che commuove il web” e che ci mette davvero poco a diventare virale in tutto il mondo.
È però davvero improbabile che quel neonato abbia lasciato la Siria da solo e che, sempre gattonando, sia arrivato fino al confine con la Grecia. No, quel bambino ha dei genitori, il cui compito, soprattutto in una tale situazione, dovrebbe essere quello di proteggerlo. E magari tenerlo lontano dalle zone dove può da un momento all’altro scatenarsi una bagarre. E invece, a quanto pare, questi stessi genitori hanno ritenuto che fosse più proficuo metterlo in mostra, in una situazione palesemente artificiosa, costruita, al fine di commuovere la super-emotiva opinione pubblica internazionale.
“Usano i bambini come scudi umani”, si è lamentata anche la polizia ungherese. Pure lì, in questi giorni, abbiamo visto bambini, un po’ più grandi, implorare le guardie di frontiera, o addirittura arringare la folla. Il tutto sotto la luce migliore per le telecamere, ovviamente.
Gli ungheresi e i greci sono delle bestie, se la prendono anche con i bambini, è il messaggio. Chi invece quei bambini li sfrutta e li mette in pericolo no, lui è un santo.
Buona, come strategia di marketing, anche la pensata di piazzare un giovane violinista lungo il valico di Pazarkule, sempre fra Grecia e Turchia. Come si fa a non far entrare nel proprio Paese un giovane capace di suonare Vivaldi a pochi metri dai cordoni della polizia? Vecchia tattica, in verità: abbiamo già visto i pianoforti in piazza in Turchia, durante una delle “primavere” fortunatamente abortite, a differenza di quelle che stanno causando la bomba immigratoria di questi mesi.
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Adriano Scianca
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