Roma, 30 mar — Chi siamo, noi, per dibattere sul diritto di un’attempata 68enne di diventare madre tramite utero in affitto? Nella società fondata sul dogma dell’appagamento immediato ogni desiderio è un diritto, e ogni diritto è a portata di mano se si dispone di denaro o se si appartiene a qualche oligarchia costituita dagli «oppressi» della settimana.
Madre a 68 anni con l’utero in affitto
Ci riferiamo al caso scoppiato in Spagna attorno all’attrice e conduttrice tv Ana Obregon, 68 anni, di cui la rivista di gossip Hola! ha pubblicato in copertina una foto mentre lasciava un ospedale di Miami con una neonata in braccio. La degente, va da sé, non era Obregon ma la madre surrogata della piccola. L’attrice ha confermato la notizia tramite Instagram. «E’ arrivata una luce piena d’amore nella mia oscurità. Non sarò mai più sola, vivo di nuovo», questa l’illuminante didascalia a corredo della foto.
Obregon, che a giudicare dalla quantità di acido ialuronico sparato sottopelle ha qualche problema nell’accettare il tempo che passa, ne ha altrettanti con l’orologio biologico: se a 68 anni una donna non è più fertile un motivo ci sarà. Ad esempio, quando la bimba avrà 12 anni lei sarà un’ottantenne (sempre che sia ancora viva), per lo più incapace di badare a una pre adolescente (sempre che sia ancora lucida) che rischierebbe di diventare orfana in tenerissima età. Ma i sentimenti del prossimo non sono mai contemplati nei peana sui «diritti» di chi sceglie di acquistare un essere umano affittando il corpo di una donna economicamente svantaggiata, per colmare quei «vuoti» che la gente normale riempie acquistando un chihuaua.
Il governo spagnolo condanna il caso
Il governo spagnolo ha condannato duramente l’episodio: «E’ una forma di violenza contro le donne», denunciano i ministri delle Pari opportunità, Irene Montero (Podemos), e delle Finanze, Maria Jesus Montero (Psoe). «E’ una pratica non legale in Spagna, riconosciuta legalmente nel nostro Paese come una forma di violenza contro le donne», ha spiegato ai giornalisti il ministro delle Pari opportunità. chiedendo di non sottovalutare «la realtà di queste donne precarie e a rischio povertà».
Fa loro eco Pilar Algria, ministro dell’Istruzione e portavoce del Partito socialista del premier, Pedro Sanchez: «Mi è parsa un’immagine dantesca», ha contestato. «Questo si chiama utero in affitto, non gravidanza surrogata». Prese di posizione, quelle della sinistra spagnola, che in Italia suonano aliene, con il progressismo nostrano capeggiato dalla Schlein che vorrebbe aprire totalmente al mercato dell’utero in affitto per produrre bambini da vendere alle danarose coppie disposte a spendere decine di migliaia di euro per un «cucciolo di uomo».
L’utero in affitto è violenza contro la donna
Se è vero che la legislazione spagnola autorizza l’iscrizione all’anagrafe dei figli nati per maternità surrogata all’estero dietro presentazione di «una sentenza giudiziaria emessa da un tribunale competente» del Paese in questione, l’utero in affitto figura però tra le «manifestazioni di violenza contro le donne» in una legge sull’aborto approvata lo scorso febbraio, che vieta anche ogni «pubblicità tramite agenzie di intermediazione». Nel corso della stesura della legge il governo aveva persino pensato di perseguire penalmente con l’arresto gli aspiranti genitori che si recano all’estero per avere figli tramite maternità surrogata. Alla fine ha prevalso la linea moderata.
Cristina Gauri
2 comments
Come definirlo…. boh! Forse egoismo narcisistico, forse megalomania o sindrome di immortalità, oppure semplicemente …..
Insomma ha partecipato mentalmente !!! Nemmeno il piacere di fare la guardona !!! Che squallida !!!