Parigi, 15 mag – Se i rapporti internazionali sono già stati battezzati con la scelta di fare la prima visita ufficiale andando, con il cappello in mano, a casa di Angela Merkel, anche sul fronte interno cominciano a delinearsi le prime mosse indicative di come sarà il quinquennio di Emmanuel Macron all’Eliseo. A partire dalla nomina di Édouard Philippe come primo ministro incaricato di formare il nuovo governo.
Nativo di Rouen, profondo nord della Francia, 46 anni e sindaco di Le Havre dal 2010, dopo un passato tra le fila del Partito Sociali Philippe ha aderito al partito ‘les Républicains’ fondato da Sarkozy nel 2015 e che alle ultime presidenziali ha sostenuto Francois Fillon, arrivato terzo dietro Marine Le Pen. Un uomo buono per tutte le stagioni, dunque, che ha scelto infine la propria collocazione nell’ala dei moderati di centrodestra, nello specifico al fianco dell’ex primo ministro e ministero degli Esteri Alain Juppé.
Al di là della collocazione politica, i più smaliziati fanno notare come Philippe abbia probabilmente iniziato il suo lungo cammino verso l’esecutivo già l’anno scorso. Nel giugno del 2016, infatti, ha preso parte ad una delle periodiche riunioni del gruppo Bilderberg, l’esclusivo quanto chiacchierato think tank di matrice neoliberista. Indubbiamente solo un vago indizio, forse fin troppo carente per dare il là a speculazioni. Di certo l’esordio di Macron non si può comunque dire che sia al di fuori del solco già tracciato sia in campagna elettorale che nelle sue prime mosse da nuovo presidente. Un solco fatto di ligio rispetto dell’establishment e che getta via d’un colpo la supposta maschera rivoluzionaria di questo sedicente ‘uomo nuovo’.
Nicola Mattei