Washington, 27 mag – Nonostante le bagarre da campagna elettorale, quando Trump inveiva contro i principi sauditi, dopo il viaggio ufficiale a Riad del presidente Usa e la firma degli accordi miliardari per la vendita di armi, fra gli Stati Uniti e l’Arabia sembra scoccato il colpo di fulmine. Ma non ci sono solo le armi nel quadro della rinnovata alleanza: anche le cancellerie sembrano intenzionate a fare la loro parte in questa luna di miele.
Solo così si può spiegare la curiosa mossa con la quale, tutto d’un tratto, il Dipartimento di Stato americano ha tolto il fronte Al-Nusra dalla lista nera delle organizzazioni terroristiche. Organizzazione fondamentalista islamica legata al al-Qaeda, al-Nusra (anche nota con il nome di Jabhat al-Nusra) è attiva da tempo in Siria nell’ambito dell’opposizione al governo di Assad e si è macchiata di numerosi crimini di guerra. Lo scorso gennaio ha esteso le proprie attività, federando numerosi gruppuscoli attivi a Damasco e dintorni e annunciando il cambio di nome in Hayat Tahrir al-Sham. L’operazione di restyling non ha però cambiato la sostanza: al-Nusra resta inscindibilmente legata ad al-Qaeda, che nonostante la concorrenza dell’Isis rimane leader di primaria importanza nel campo jihadista.
Un campo nel quale l’Arabia Saudita gioca da tempo. Dall’Afghanistan allo Yemen, fino per l’appunto in Siria, Riad (e non solo: si pensi al Qatar) ha rapporti chiacchierati con soggetti ambigui, ai quali vengono forniti supporto sia logistico che militare. Ammettere che con la vendita di armi all’Arabia Saudita gli Stati Uniti potessero rischiare di finanziare, sia pur indirettamente, organizzazioni terroristiche, sarebbe stato in effetti imbarazzante. Per fortuna che la blacklist può essere modificata al bisogno.
Nicola Mattei