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Lotta alla corruzione in Africa: così l’Angola recupera 5 miliardi di fondi rubati

by Giuseppe De Santis
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Angola, joao lourenco

Roma, 1 mar – Si dice che l’Africa è povera perché sfruttata, ma un fatto che viene spesso nascosto è che molti degli investimenti fatti in loco si perdono più volte in rivoli di malaffare e corruzione. Non è un caso che molti leader abbiano accumulato enormi fortune mentre la popolazione continuava a vivere in povertà.

Corruzione endemica

Di esempi di questo tipo ce ne sono tanti, basti pensare ai dieci miliardi di dollari intascati dall’ex presidente dello Zaire Mobutu Sese Seko o ai due miliardi rubati dall’ex dittatore della Nigeria Sali Abacha.

Negli ultimi anni in alcune di queste nazioni c’è stato un cambio di regime che ha fatto crescere la speranza di un cambiamento in meglio nella politica. Tra essi è degno di nota il caso dell’Angola.

Gli sforzi dell’Angola

Il Paese del sud dell’Africa per quasi quarant’anni è stato governato da Eduardo Dos Santos, il quale ne ha controllato le sorti con il pugno di ferro mettendo il figlio Jose Filomeno a capo del fondo sovrano e la figlia Isabel a capo della società petrolifera Sonangol e di quella delle telecomunicazioni Unitel. Quando, nel 2017, la presidenza dell’Angola passa a Joao Lourenco in pochi speravano in un cambiamento di passo, ma Lourenco ha sorpreso tutti cacciando dai posti chiave i membri della famiglia Dos Santos e iniziando una lotta serrata alla corruzione.

Tutto è iniziato col licenziamento di Jose Filomeno dalla gestione del fondo sovrano e di Isabel dalla presidensa di Sonangol. Se questo non fosse abbastanza, il nuovo presidente angolano ha messo sotto accusa il primo per aver rubato 500 milioni di dollari dal fondo e congelato tutte le proprietà della sorella.

Quest’ultima mossa ha sorpreso un po’ tutti visto che Isabel, con un patrimonio di due miliardi di dollari, è considerata la donna più ricca d’Africa. Il nuovo esecutivo non si è fatto intimidire e ha accusato Isabel, suo marito Sindika Dokolo e i loro soci in affari di aver trasferito all’estero enormi quantità di valuta pregiata appartenente a Sonangol e alla società diamantifera Sodiam, causando alle casse dello Stato un danno da un miliardo di dollari.

Come è facile immaginare Isabel Dos Santos rigetta le accuse e sostiene che l’azione giudiziaria abbia motivazione politiche, ma le autorità dell’Angola sono determinate a portare avanti il caso.

Per quanto importanti, queste azioni legali non si limitano a perseguire i membri della famiglia Dos Santos ma cercano anche di recuperare tutti i fondi che sono stati distratti negli ultimi anni. A tale proposito lo scorso dicembre il ministro della giustizia Francisco Queiroz ha dichiarato che le autorità hanno recuperato cinque miliardi di dollari di soldi rubati, di cui tre miliardi al fondo sovrano, e anche se la somma recuperata è notevole Queiroz sostiene che si tratti solo una minima parte di quanto è stato illecitamente sottratto e ha invitato i Paesi stranieri a fare di più per aiutare le autorità angolane.

Giuseppe De Santis

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Jos 1 Marzo 2020 - 6:19

…Lourenco….Lourenco….Lourenco…presidente subito..Lourenco…Lourenco…Lourenco..presidente subìto…

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