Roma, 30 mar – Evan Gershkovich, cittadino statunitense e corrispondente del Wall Street Journal, è stato arrestato in Russia con l’accusa di “spionaggio”. A rivelarlo è stata l’agenzia Ria Novosti, citando un comunicato dei servizi segreti russi (Fsb), i quali “hanno fermato le attività illegali del cittadino americano Evan Gershkovich”. Perché il giornalista “su istruzione degli Stati Uniti, stava raccogliendo informazioni su una delle imprese del complesso militare-industriale russo, che rappresentano un segreto di Stato”. Di conseguenza nei confronti del reporter, il dipartimento investigativo dei servizi russi ha aperto un procedimento penale ai sensi dell’articolo 276 del Codice penale della Russia: spionaggio, appunto. Stando all’articolo in questione, il giornalista Usa rischia fino a 20 anni di carcere.
Secondo Maria Zakharova, portavoce del ministero degli Esteri russo, le attività portate avanti da Gershkovich non hanno “nulla a che fare con il giornalismo“. “Purtroppo – scrive su Telegram la portavoce russa – non è la prima volta che lo status di ‘corrispondente straniero’, il visto giornalistico e l’accreditamento vengono utilizzati da stranieri nel nostro Paese per coprire attività che non sono giornalismo. Questo non è il primo noto occidentale ad essere ‘pizzicato’”.
Spy story in stile guerra fredda? Chi è Evan Gershkovich
La sottile linea rossa, o russa a voler ironizzare, che separa un reporter da una spia è per Mosca sempre delicata. Non solo per Mosca, certo, anche a Washington la diffidenza regna sovrana in particolare nei confronti di russi e cinesi. I giornalisti vengono dunque monitorati, seguiti, attenzionati come nessun altro. Il caso di Evan Gershkovich è però piuttosto particolare. Prima del comunicato pubblicato da Ria Novosti, voci sulla scomparsa di questo americano erano circolate – da ieri – sui media della regione di Ekaterinburg, sugli Urali. Da lì pare stesse lavorando a un articolo sul gruppo Wagner e su quello che pensavano i cittadini russi su questi mercenari. Ed è proprio nella città di Ekaterinburg che le forze di sicurezza di Mosca lo avrebbero arrestato, nei pressi del ristorante Bukowski Grill.
Giovane reporter di 32 anni, Gershkovich ha realizzato reportage quasi esclusivamente sulla Russia e dalla Russia, per varie importanti testate. Quattro su tutte: The Moscow Times, New York Times, agenzia Afp e appunto Wall Street Journal. Sul suo sito ufficiale, ha inserito i link alla gran parte dei suoi lavori, chiunque può dunque leggerli facilmente. Sono decisamente critici nei confronti dell’operato di Putin e del governo di Mosca, ma di fatto questo giornalista statunitense ha potuto lavorare per anni in Russia senza essere “silenziato”. Inviando i suoi articoli ai media occidentali per i quali lavorava.
Come ammesso dalla Zakharova, peraltro, Gershkovich era regolarmente accreditato in Russia. Perché allora è stato arrestato proprio adesso? Su quali “segreti di Stato” stava indagando e forse era riuscito a ottenere informazioni interessanti? Dalle risposte a queste domande potrebbe dipendere anche la sua sorte. Posto che in questi casi, di solito, Mosca ricorre alla “carta di scambio” con Washington.
Eugenio Palazzini
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