Pubblichiamo il seguente articolo, tradotto dal portoghese, per gentile concessione dell’autore
Roma, 1 nov – Inseguimento della polizia, un immigrato ucciso dalle forze dell’ordine e sommosse nelle periferie. Uno scenario ben conosciuto in altri paesi europei che adesso arriva in Portogallo. E più precisamente a Lisbona.
Il decadimento della società è il destino europeo?
All’alba del 21 ottobre, alle 5 di mattina, dopo un inseguimento della polizia in macchina in un quartiere sensibile della città di Amadora, nelle vicinanze di Lisbona, un giovane agente di 22 anni ha sparato a Odair Moniz, un immigrato capoverdiano di 43 anni. Colpendolo mortalmente, in circostanze ancora da chiarire.
Secondo le prime notizie Odair avrebbe attaccato la polizia con un coltello, ma gli agenti coinvolti hanno negato questa versione. Anche il motivo per l’inseguimento non è certo, trattandosi apparentemente di un ordine di fermata a seguito di un’infrazione stradale.
Nella notte, la reazione del quartiere dove Odair viveva, un’altra zona sensibile di Amadora, è stata violenta. E ha dato inizio a una serie di rivolte che si sono prolungate per giorni e si sono allargate ad altri quartieri nei dintorni di Lisbona. Arrivando fin dentro la capitale. La scia di distruzione è stata grande: cinque autobus bruciati, varie automobili carbonizzate o danneggiate, un attacco a una squadra di polizia, un tentativo di incendiare una stazione di servizio. E poi contenitori dell’immondizia e attrezzature pubbliche bruciate e distrutte, lancio di molotov, spari con armi da fuoco, attacchi alle forze dell’ordine e ai vigili del fuoco. Ci sono stati vari feriti da arma da taglio, chi ha avuto la peggio è l’autista dell’autobus che ha subito ustioni gravi. Più di venti le detenzioni.
Al quarto giorno di tafferugli si sono registrate un centinaio di incidenti: scontri con la polizia hanno provocato un clima di insurrezione civile nei dintorni di Lisbona.
Lisbona, c’era una volta il West
Localizzato nell’estremo occidentale dell’Europa, il Portogallo è da molti anni un paese con un tasso di criminalità bassa e poco violenta. Nei rankings internazionali, appare come uno dei paesi più sicuri del mondo: naturalmente questa classifica è utilizzata nella promozione turistica del Portogallo e per attrarre investimenti stranieri.
Ma quest’immagine di “terra promessa” non corrisponde totalmente alla realtà. Negli ultimi tempi, la realtà lusitana ha assistito a grandi cambiamenti sociali, particolarmente per via dell’entrata esponenziale di immigrati nel territorio nazionale. Questo fenomeno ha portato alla comparsa di nuove forme di criminalità – specificamente le più violente – l’aumento del conflitto sociale, oltre all’aggravamento dei problemi precedenti.
“L’eccezione portoghese” di cui tanti si vantavano alla fine non esisteva. Questi cambiamenti hanno portato alla comparsa e alla crescita dello Chega, un partito di destra nazionale con una agenda securitaria e di controllo dell’immigrazione. Come in altri paesi europei, i benpensanti hanno paventato sin da subito al “pericolo dell’estrema destra” colpevole di tutti i mali. E hanno difeso intransigentemente l’immigrazione come un’opportunità per il Portogallo.
Il buono, il brutto, il cattivo
Odair Moniz è stato rapidamente trasformato in un martire dall’estrema sinistra e dai media che davano voce ai suoi vicini: una “brava persona” a detta loro. Le notizie che informavano dei precedenti penali di Odair, nello specifico per traffico di droga e crimini violenti, avendo proprio compiuto la pena in prigione, non sembrava alterare l’aura del nuovo eroe.
Invece, il poliziotto che ha sparato e l’ha ucciso era chiaramente il cattivo in questo film: nemmeno i ventidue anni di servizio nella polizia sono serviti come attenuante. L’agente imputato per l’omicidio di Odair rischia ora una pena dagli 8 ai 16 anni. Oltre ad additare come violenta la polizia, l’estrema sinistra e i suoi alleati – ad esempio SOS Racismo – hanno accusato prontamente le forze dell’ordine di razzismo. Odair era capoverdiano e il quartiere sensibile in cui è stato colpito è abitato maggioritariamente da africani. Ma per quello che si sa non c’è stato alcun motivo razziale legato all’accaduto.
Ma chi è apparso come il peggiore di tutti è stato lo Chega e il suo presidente, André Ventura, Ha affermato quest’ ultimo: “Se qualcuno va ad uccidere un poliziotto, io preferisco che muoia un bandito piuttosto che un poliziotto. Ci sono dei momenti in cui è necessario sparare per uccidere”. Rapidamente un gruppo di figure pubbliche di sinistra ha presentato una denuncia contro di lui per incitamento alla violenza. Degli attacchi fatti al presidente dello Chega, c’è un precedente importante da ricordare. All’inizio di ottobre una commentatrice politica del canale televisivo CNN Portugal scriveva nel giornale Expresso: “Dove sta la tale ondata di crimini di cui André Ventura tanto parla? Dove sono i quartieri che prendono fuoco? Dove sono i banditi stranieri che teoricamente trasformano le nostre strade in un campo di battaglia?”.
Il caos generato in seguito alla morte di Odair Moniz l’ha sconfessata e ha creato una situazione che potremmo definire ironica. Durante gli scontri, i reporter della CNN Portugal sono stati minacciati e sono dovuti fuggire, con la loro macchina vandalizzata.
Per un pugno di euro
Quello che succede attualmente in Portogallo, è esattamente lo stesso fenomeno che accade in altri paesi europei. Porre lo sguardo verso i problemi politici e sociali di questi paesi oggi è come vedere il futuro prossimo lusitano. L’entrata massiccia di immigrati, la precarietà lavorativa, l’aumento della criminalità violenta, i crescenti conflitti sociali e le tensioni razziali, la polarizzazione politica e la persecuzione giudiziaria, gli attacchi alla storia e ai valori europei, la colpevolizzazione sistematica dell’uomo bianco, l’ideologia di genere e la transmania, lo sradicamento e la caratterizzazione negativa sono le conseguenze del fatto che le élite europee hanno desistito dai propri popoli.
Ridotta alla sottomissione, l’Europa è oggi per questa casta una provetta della mondializzazione, l’utopia che porterà alla felicità e al benessere di tutti. L’apparente sviluppo economico portato da questo modello può beneficiare una minoranza, ma è di fatto una delle facce del sistema per uccidere i popoli. Il decadimento delle società europee non può essere il nostro futuro. Che il caos che che si intensifica e si espande per il nostro continente faccia sì che gli europei prendano in mano il proprio destino. Il nostro futuro storico vale molto di più di un pugno di euro.
Duarte Branquinho
Traduzione a cura di Guido Bruno