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Libia verso la guerra civile?

by Filippo Burla
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libia guerra civileTripoli, 7 nov – La Corte Suprema della Libia ha annullato i risultati delle elezioni dello scorso 25 giugno, sciogliendo di fatto il primo parlamento dell’era post-Gheddafi. La decisione è arrivata a seguito di un ricorso presentato dalle forze islamiste e riguardante la legittimità del parlamento stesso.

Secondo la nuova costituzione del paese, il parlamento dovrebbe (avrebbe dovuto, a questo punto) insediarsi a Tripoli e riunirsi a Bengasi. La situazione libica, fatta di instabilità e centinaia di morti anche negli ultimi mesi, ha reso tuttavia impossibile rispettarne i dettami. Tripoli è in mano alle milizie islamiste, che invece nel capoluogo della Cirenaica si fronteggiano apertamente con le forze governative. Altre città sembrano poi vivere in una loro propria dimensione: a Derna, ad esempio, è stato proclamato un califfato. Così, l’assemblea si è trovata costretta a ripiegare su Tobruk, città al confine con l’Egitto e a 1300 km di distanza dalla capitale.

La dichiarazione di illegittimità del parlamento segna, di converso, l’estromissione anche del governo. Queste due formazioni, a netta maggioranza della componente laica, erano le uniche riconosciute dalla comunità internazionale. Una “scelta” che si è rivelata troppo debole, incapace di garantire alla nazione nordafricana la necessaria stabilità. Con evidenti riflessi anche sull’industria petrolifera nazionale. Ultimo episodio in ordine di tempo, l’immenso giacimento di el-Sharara è stato occupato da una formazione ancora non identificata, con la conseguenza di assestare l’ennesimo colpo alla produzione ed esportazione di idrocarburi che stava mostrando i primi, timidi, segnali di ripresa. Il rischio a questo punto è che la crisi, oltre che politica e di sicurezza, si trasformi anche in finanziaria: senza i proventi di oro nero e oro blu, le entrate tenderebbero sostanzialmente ad azzerarsi, lasciando quel che resta dell’efficiente macchina statale gheddafiana senza un (petro)dollaro.

«Dopo più di quarant’anni sotto il giogo di un dittatore, le storiche elezioni di oggi sottolineano come il futuro della Libia sia nelle mani della popolazione libica», aveva trionfalmente commentato Barack Obama ad inizio estate. Pochi mesi dopo, il futuro sembra invece orientato all’insorgere di una nuova guerra civile, se possibile anche potenzialmente più distruttiva di quella che portò nel 2011 alla cattura ed uccisione del raìs.

Filippo Burla

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