Tripoli, 6 mar – Il governo di Tripoli, che nel caos della Libia controlla la parte occidentale della costa mediterranea del paese (la zona per l’appunto della Tripolitania) si dichiara nettamente contrario a qualsiasi ipotesi di intervento straniero nel paese. Lo ha dichiarato il ministro degli esteri Aly Abouzaakouk, spiegando che non esiste alcuna “scusa” per giustificare azioni militari forestiere in Libia. Anche per quanto riguarda azioni di contrasto all’Isis, Abouzaakouk afferma che l’esecutivo è in grado di fare da sé: “siamo in grado di combattere questi gruppi e respingere qualsiasi intervento militare nel Paese”, ha spiegato ad una televisione locale, secondo quanto riporta l’agenzia Mena.
Il governo di Tripoli è di ispirazione islamica e, a differenza del parlamento insediatosi a Tobruk, non è stato riconosciuto dalla comunità internazionale. Il suo ruolo è comunque cruciale per le sorti della Libia, visto che la (fu?) capitale è ancora un centro nevralgico: è da pochi km dalla città che, ad esempio, parte Greenstream, il più grande gasdotto sottomarino del mediterraneo che collega Libia e Italia. I due governi, dopo una prima fase di scontro frontale, sono da qualche settimane sulla via del dialogo per cercare di formare un consiglio dei ministri di unità nazionale. Le frizioni sono comunque forti e mancano ancora accordi sia sui punti programmatici che sugli uomini cui assegnare i ruoli esecutivi. La situazione è così ancora impantanata e può avviarsi verso lo stallo: uno scenario di frammentazione in cui, nonostante le rassicurazioni di facciata, prosperano le attività delle milizie legate alle tribù o al sedicente stato islamico.
Nicola Mattei