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Libia e dintorni: così l’Italia sta perdendo il Mediterraneo

by La Redazione
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guerra in Libia

Roma, 1 feb – Solo uno sciocco o un ipocrita potrebbe negare come i recenti sviluppi in Libia abbiano dimostrato l’inesorabile declino della nostra nazione nel Mar Mediterraneo. Sul piano internazionale stiamo complessivamente ricoprendo un ruolo pressoché irrilevante e, quando abbiamo avuto posizioni di rilievo ciò è stato solo grazie alla nostra posizione geografica, sfruttata però dagli Stati Uniti abili a servirsi del nostro territorio come portaerei naturale per la propria proiezione di potenza.

La Turchia prova a sostituirci in Libia

Al contrario la Turchia non solo sta diventando uno degli attori principali in Siria e Libia, ma sta ponendo in essere una politica estera caratterizzata dalla spregiudicatezza, dalla realpolitik, da obiettivi geopolitici chiari e volti a salvaguardare il proprio interesse nazionale. Erdogan sta cioè portando avanti con fermezza una progetto di imperialismo neo-ottomano, a discapito fra gli altri anche dell’Italia.

Non è d’altronde caso se Fayez al Sarraj si sia rivolto ad Erdogan e non a “Giuseppi” – come lo ha chiamato Trump, probabilmente non senza un pizzico di ironia. Sarraj aveva infatti bisogno non di chiacchiere o di teoremi legali, ma di un contributo militare significativo.

Un uso distorto della forza militare

La nostra nazione, oramai da troppo tempo, fa un uso distorto delle potere militare, un uso che nulla a che vedere con una visone realistica della dinamica conflittuale della realtà internazionale. Le nostre forze armate sono invece usate per operazioni cosiddette “di pace”, per suggestive parate militari e non per difendere il nostro interesse nazionale.

Ora, a dimostrazione della volontà imperiale di Erdogan e del declino dell’Occidente e dei suoi valori, durante l’incontro con la Merkel il presidente turco ha sostanzialmente fatto presente alla cancelliere tedesca non solo la necessità che l’Unione Europea finanzi la Turchia con due lotti da 3 miliardi di euro ciascuno per la situazione di rifugiati presenti in Siria, ma anche quella di creare una sorta di zona cuscinetto nel nord della Siria per consentire ai rifugiati siriani di potersi fermare seppure in modo provvisorio. La Turchia dunque detta l’ordine del giorno alla Ue mentre il nostro Paese, per compiacere gli interessi di determinati associazioni, fa pagare i costi dell’accoglienza a noi contribuenti.A proposito: chi credete che dovrà pagare i due lotti da tre miliardi di euro? Papa Francesco o i contribuenti europei? Lo IOR vaticano o i nostri conti correnti? Se tutto ciò è potuto accadere è perché oramai l’Europa – e con essa l’Italia – hanno perso la loro identità secolare, hanno smarrito il valore dei confini e della patria.

Roberto Favazzo

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Fabio Crociato 1 Febbraio 2020 - 3:37

Una cara mamma di nome Emma, tanti anni fa, soleva consolare il figlio camerata, caduto ingiustamente in disgrazia, dicendogli “chi ha denti non ha pane e chi ha pane non ha denti”!!
Dal Lorenteggio di Milano ad oggi…, non abbiamo né denti né pane!! Speriamo in un italico, nobile, anche vero europeo colpo di coda!

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