Roma, 11 nov – Il poeta e cantautore canadese Leonard Cohen è morto a 82 anni. L’annuncio è comparso sulla sua pagina ufficiale Facebook, senza specificare luogo e causa del decesso: “Abbiamo perso uno dei visionari più venerati e prolifici della musica”, si legge nel post pubblicato sul social network. La breve nota annuncia solo che, in data da specificare, verrà organizzato un omaggio all’artista nella città di Los Angeles. Nato il 21 settembre 1934 a Montreal (Canada) in una famiglia ebrea, iniziò fin da subito a interessarsi alla poesia e solo nel 1967 fece il suo esordio anche come musicista con Songs of Leonard Cohen, album ritenuto troppo malinconico per l’era hippy, anche se apprezzato maggiormente in Europa. È solo dal secondo disco in poi (Songs from a Room, del 1969) che il mondo della musica si accorge di lui e lo trasporta nell’Olimpo dei cantautori.
Pochi sanno, tuttavia, che nello stile poetico, e quindi musicale, di Coehn ebbe una certa influenza anche Ezra Pound. Gli esordi poetici del cantautore, infatti, erano avvenuti nel 1954, quando Cohen si era iscritto a un corso di poesia di Louis Dudek dedicato ai modernisti e in particolare a Ezra Pound, con cui il docente era in corrispondenza. Dudek, nato nella periferia orientale di Montreal da una famiglia di immigrati polacchi (anche il padre di Cohen era un ebreo di origini polacche), aveva conseguito il dottorato di ricerca alla Columbia University. L’esordio non fu dei più brillanti: all’inizio del corso Cohen gli mostrò alcuni suoi scritti, che furono giudicati modesti. Due settimane più tardi ottenne maggior successo con The Sparrows, una poesia in cinque strofe della complessa struttura metaforica, che fruttò a Coehn l’investitura ufficiale a poeta, letteralmente: Dudeck lo fece inginocchiare e, usando il manoscritto a mo’ di spada, lo nominò poeta a tutti gli effetti.
Cohen aveva pubblicato le sue prime poesie, An Halloween Poem To Delight My Younger Friends e Poem en Prose, sulla rivista letteraria “CIV/n”, che usciva in 250 copie ciclostilate. La rivista era nata nel gennaio del 1953 per iniziativa di un gruppetto di neolaureati guidato da Aileen Collins e coordinato da Layton e Dudek (che avrebbe poi sposato la Collins). Il curioso titolo prendeva spunto da una frase contenuta in una lettera scritta da Erra Pound a Dudek: “CIV/n: un lavoro inadatto a un uomo solo”, dove CIV/n stava per “civilization”, una delle tipiche e bizzarre abbreviazioni poundiane. Scopo della rivista era proporre una poesia che fosse “una rappresentazione vitale delle cose per quello che sono, utilizzando (se necessario) un linguaggio forte, o qualsiasi altro linguaggio purché il lettore sia spinto a osservare con occhi attenti il mondo intorno a lui”. L’ispirazione poundiana permeava per intero il programma della rivista: “Quantomeno per amore della Guide To Kulchur, facciamo in modo di avere in futuro tanta cattiva buona poesia anziché altra buona cattiva poesia – e che i critici con biglietto omaggio se ne stiano tranquilli fino alla chiamata dell’ultimo alce”.
Così Layton raccontò la chiusura del primo numero: “Ieri sera abbiamo festeggiato ‘CIV/In’ con un’orgia e per salutarlo in modo appropriato ci siamo spogliati, messi in cerchio e tenuti l’un l’altro per le parti intime (a ripensarci suona raccapricciante)”. Peccato che Pound, a cui erano state mandate delle copie, fosse rimasto freddo: scrisse a Dudek di trovarla troppo localista, scarsamente polemica e poco interessata a “suscitare la massima consapevolezza”. Il quarto numero di “CIV/n”, quello in cui compaiono le prime poesie di Cohen, conteneva anche un lungo articolo su Ezra Pound del sociologo e critico letterario Camillo Pellizzi, che in realtà era stato gerarca fascista e uno dei massimi organizzatori di cultura del Regime, nonché un editoriale di Dudek dedicato all’internamento di Pound in ospedale psichiatrico. La nota biografica dedicata a Cohen recita: “Leonard N. Cohen … compone poesie alla chitarra e al presente studia alla McGill”.
In seguito, Coehn conobbe i grandi scrittori della beat generation, anch’essi molto influenzati dalla poesia poundiana. L’influenza del maledetto di Hailey si farà sentire in tutta la produzione di Coehn. Ancora qualche anno fa, Alex Larman scriveva sul Guardian di riscontrare influenze poundiane in poesie di Cohen come “Millennium”, contenuta nella raccolta poetica provocatoriamente intitolata Fiori per Hitler e uscita nel 1964, in un periodo in cui Cohen si era trasferito in Grecia. “Anche se, visto il supporto di Pound al fascismo, il paragone ha un po’ di pepe in più”, chiosava Larman. In un’intervista del 1975, Cohen dichiarava: “Ho sempre suonato la musica. Quando avevo 17 anni, ero in un gruppo di musica country chiamato i Buckskin Boys. La scrittura venne in un secondo momento, dopo la musica. Ho messo la mia chitarra via per qualche anno, ma ho sempre composto canzoni. Non ho mai voluto che la mia opera andasse troppo lontano dalla musica. Ezra Pound ha detto una cosa molto interessante, ‘Quando la poesia si allontana troppo dalla musica, si atrofizza. Quando la musica si allontana troppo dalla danza si atrofizza’”.
Adriano Scianca