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La scappatoia per i pregiudicati trans: nascondono precedenti per lavorare con i minori

by Cristina Gauri
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criminali trans

Londra, 8 nov — La Gran Bretagna — ce ne siamo occupati diffusamente sulle pagine del Primato — è il Paese del bengodi per i diritti trans e persone non binarie, specialmente nel caso in cui questi finiscono con l’erodere i diritti di donne cisgender o categorie deboli, come i bambini: non stupisce quindi apprendere dal Telegraph che esisterebbe una sorta di scappatoia che i pregiudicati transgender potrebbero sfruttare per fare domanda di impiego in luoghi frequentati da minori. In soldoni, i criminali che non si identificano con il proprio sesso biologico sarebbero in grado di insabbiare il vecchio nome «assegnato alla nascita» e il loro vero sesso quando cercano un impiego in scuole, asili nido e ospedali.

La scappatoia per i criminali trans

Se è vero che i cittadini transgender siano legalmente tenuti a rendere nota la loro identità attuale e precedente al Disclosure and barring service (Dbs) (una sorta di casellario giudiziario che i datori di lavoro possono consultare per impedire che persone non idonee lavorino con soggetti vulnerabili), attualmente il sistema britannico non dà alcuna garanzia che questo tipo di registrazione venga effettivamente portata a termine perché su base discrezionale. In poche parole, un predatore sessuale potrebbe benissimo cambiare identità identificandosi come persona del sesso opposto ed eludere il controllo per poi fare domanda di impiego in un asilo.

Pericolo per i vulnerabili

Miriam Cates, parlamentare Tory di Penistone e Stocksbridge, ha lanciato l’allarme al quotidiano britannico: «Lo scopo dei controlli sui casellari giudiziari è sia quello di proteggere i cittadini sia di scoraggiare coloro che intendono fare del male dal cercare di entrare in contatto con bambini e persone vulnerabili. Se però i predatori sono in grado di eludere il controllo cambiando identità o affermando di essere del sesso opposto, possiamo essere sicuri che i pregiudicati abuseranno di questa scappatoia con conseguenze gravissime per chi è più vulnerabile», come nascondere le loro precedenti condanne con un semplice cambio di sesso. «L’attuale sistema DBS si basa sul presupposto che queste informazioni verranno fornite in modo accurato e completo dallo stesso soggetto interessato». Ovviamente un malvivente si guarderebbe bene dal dichiarare spontaneamente il proprio status. 

Guai a offendere la sensibilità dei trans

E del resto il DBS, che fa parte del ministero dell’Interno, per non offendere la sensibilità dei soggetti criminali in questione ha istituito un morbido, accomodante «percorso di domande sensibili» per le persone trans, che sono esentate dall’elencare le loro precedenti identità sul modulo di domanda e possono riferirlo a voce, per telefono, parlando con i funzionari. Queste informazioni non verranno dunque divulgate al potenziale datore di lavoro. Insomma, il privilegio della «privacy rafforzata» concesso ai trans si traduce in assenza di garanzie che le informazioni sulla fedina penale siano corrette ed esaustive. Gli unicorni come al solito ringraziano.

Cristina Gauri

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