Mosca, 30 nov – Il ministro degli Esteri russo, Sergeij Lavrov, ha concesso un’intervista esclusiva al quotidiano Libero. Domani Lavrov sarà in Italia, a Roma, per presenziare al Forum Mediterraneo. Ed è un’intervista a tutto campo, lunga e articolata, dove Lavrov parla con franchezza dei principali problemi che investono il mondo. A partire dalle sanzioni contro la Russia, imposte dall’Unione Europea, che si riflettono sull’economia di quei Paesi che con Mosca hanno interscambi importanti. “È evidente” afferma Lavrov “che le sanzioni imposte dai burocrati di Bruxelles, su indicazione di Washington, hanno colpito come un boomerang i produttori europei, i quali hanno perso alcune posizioni sul mercato russo e continuano a sopportare perdite rilevanti, mentre l’America non ha subito danni, in quanto il suo interscambio commerciale con la Russia ha numeri infinitesimali”.
Ma Lavrov parla anche di Isis, di immigrazione, di Trump e dei rapporti tra la Russia e gli Stati Uniti, che sono “tesissimi”, perché “purtroppo, molti atti concreti di Trump sono caratterizzati da una certa inerzia e, nella sostanza poco si discostano dalla linea di Obama”. Sull’immigrazione Mosca ha le idee ben chiare: “Oggi è di essenziale importanza garantire un opportuno controllo dei flussi migratori, soprattutto per impedire che terroristi giungano nei paesi europei infiltrandosi tra coloro che hanno effettivamente bisogno di aiuto”. Perché se è concreto il rischio che “i profughi diventino oggetto di manipolazione politica da parte di forze che soffiano sul fuoco dell’odio etnico, religioso e sociale”, non si può nascondere il fatto che oggi “i campi profughi vengano sfruttati per reclutare o addestrare combattenti”. Entrambe le cose, per Lavrov sono inammissibili. Per questo la Russia si dice pronta a “rafforzare la cooperazione con l’Unione Europea nelle questioni che riguardano il contrasto al terrorismo”.
Il ministro degli Esteri russo parla anche di Siria, dove Mosca ha avuto e continua ad avere un ruolo fondamentale per la risoluzione del conflitto. “I nostri appelli alla lotta congiunta contro l’Isis, purtroppo non sono stati ascoltati in tempo” afferma Lavrov, il quale spiega che solo tardivamente il mondo si è accorto che la lotta all’Isis deve essere su scala globale.
Naturalmente Lavrov si sofferma a parlare di Ucraina, lanciando pesanti accuse a Kiev, che “non desidera rinunciare all’opzione della forza nel problema del Donbass” e insiste nel non voler “riconoscere che la chiave per normalizzare la situazione rimane la ricerca di un compromesso nell’ambito di un dialogo diretto con il Donbass”.
Infine, su scala globale, per tirare le somme, Lavrov non nasconde la preoccupazione di Mosca in merito a quella “politica portata avanti da una serie di Paesi occidentali che vorrebbero sostituire, e non solo a casa loro, i valori comuni a tutta l’umanità con valori pseudoliberali. I tentativi di esportare con la forza tali valori perdurano, suscitando così la resistenza di altri Paesi che aspirano a conservare il proprio sistema di vita e la propria identità nazionale”.
Alberto Palladino