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La “riforma” di Erdogan: pieni poteri al Sultano

by Guido Bruno
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ErdoganAnkara, 18 nov. – L’annunciata proposta di riforma costituzionale avanzata dal governo turco passerà attraverso il referendum previsto per il prossimo anno. Secondo quanto detto dal ministro delle foreste e delle acque, Veyseli Eroglu, all’agenzia stampa filogovernativa Anadolu: “Non avremo un primo ministro con il nuovo sistema”. Il ministro Eroglu ha poi aggiunto che “i ministri saranno nominati dal parlamento, e il sistema sarà basato nella separazione del potere esecutivo da quello legislativo”.

Un’altra modifica prevista sarà l’obbligo, per il presidente, di appartenere ad un partito politico. Per Erdogan e il suo governo la riforma costituzionale è una delle priorità. Per raggiungere la maggioranza necessaria per far passare la proposta servirà l’appoggio di 330 deputati nel parlamento. Al momento il partito Giustizia e sviluppo (AKP) del presidente Erdogan, possiede 316 seggi in parlamento. L’ AKP quindi, da solo, non riuscirebbe a raggiungere il benestare dei tre quinti del parlamento, 330 deputati su 550 totali, necessari a far passare il progetto di riforma. Alla formazione della maggioranza necessaria, però, contribuirebbe il partito del Movimento Nazionalista (MHP), che tramite il suo leader Devlet Bahçeli, ha espresso il suo appoggio e darà il suo supporto con i suoi 40 deputati. Questa nuova iniziativa di Erdogan e il suo governo non è stata ben accolta dall’opposizione, che già in passato aveva manifestato contro l’accentramento del potere nelle mani del presidente.

Guido Bruno

 

 

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