Decani, 1 feb – Un possibile attentato di matrice islamica sventato grazie all’intervento dei militari italiani. Il fatto è accaduto ieri sera, quando intorno alle 21 è stato bloccato e arrestato un gruppo di quattro uomini di fronte all’ingresso principale del Monastero di Decani in Kosovo, presidiato dalle forze armate italiane. La notizia giunge direttamente dai responsabili del monastero, che spiegano come i quattro uomini, tutti di etnia albanese e provenienti da diverse città del Kosovo, fossero in possesso di un Ak47 Kalashnikov con 20 colpi nel caricatore e di una pistola automatica con 16 proiettili. All’interno della loro auto, una Golf bianca, sono stati ritrovati anche volumi di letteratura islamista, mentre l’aspetto degli uomini, con i calzoni sopra le caviglie, la folta barba e il capo rasato, rappresenta il caratteristico abbigliamento Wahabita (la corrente dell’Islam radivcale seguita anche dall’Isis e dall’Arabia Saudita).
Il Monastero di Decani, patrimonio dell’umanità dell’Unesco, è uno dei più importanti luoghi sacri della Chiesa Ortodossa serba. Se è ancora lì e non ha fatto la fine di molti monasteri ortodossi dati alle fiamme dai kosovari albanesi di fede islamica, lo deve solo alla presenza dei militari italiani della Kfor, come sottolinea padre Sava, igumeno del monastero. “La comunità monastica si sente sicura, grazie alla presenza della Kfor, che da diciassette anni protegge il Monastero restando strumento di fondamentale importanza per la sicurezza di questo sito religioso che appartiene al patrimonio culturale mondiale dell’UNESCO, in una delle regioni considerate maggiormente a rischio”.
Il Kosovo, una repubblica islamica indipendente che ci hanno regalato gli Stati Uniti (basti pensare che nella capitale Pristina uno dei monumenti principali è la statua di Bill Clinton…), è una potenziale polveriera per l’estremismo islamico e per il terrorismo, come purtroppo questo episodio conferma. Da anni le minoranze serbe del Kosovo subiscono violenze e uccisioni daprte dei musulmani di etnia albanese, nel più totale silenzio dell’opinione pubblica internazionale. Questa volta il possibile attentato è stato sventato. La prossima volta potrebbe andare peggio, a rimetterci la vita potrebbero essere i militari italiani e i monaci di Decani, custodi di un luogo dall’enorme valore storico e artistico, non solo per la Serbia ma per tutta la cultura europea.
Giuliano Lebelli