Baghdad, 10 feb – Potrebbe essere il primo caso accertato di foreign fighters made in Italy e potrebbe diventare anche un caso di interesse nazionale per i gravi risvolti legali e diplomatici che ne scaturirebbero.
A quanto annunciato dal presidente del Kurdistan iracheno, Massoud Barzani, in un’intervista per il quotidiano “al Hayat”, un cittadino italiano, per ora non meglio identificato, sarebbe stato arrestato a Erbil a luglio perché sospettato di voler entrare nelle fila dell’ Isis.
Il nostro connazionale si sarebbe recato prima in Turchia, zona consueta di transito dei combattenti jihadisti, e poi si sarebbe introdotto in territorio iracheno usando “documenti in regola”.
Anche l’ambasciata italiana a Baghdad conferma l’arresto e il nostro ambasciatore in Iraq, Massimo Marotti, ha dichiarato che la persona “viene assistita d’intesa con le autorità locali” e l’ambasciata è “in costante contatto con la famiglia”.
Intanto le autorità di Ebril indagano sulla vicenda mentre anche da Bruxelles il ministro degli Esteri Gentiloni ha dichiarato che “il caso in questione riguarda un nostro connazionale arrestato dal dipartimento antiterrorismo a Erbil la cui posizione si sta cercando di chiarire, il consolato italiano locale segue la vicenda da qualche settimana e io ho avuto queste informazioni negli ultimi minuti”
Un incubo, quello dei combattenti per la “guerra santa” targati Italia che ora sembra prendere corpo e che infiamma la polemica sulla politica delle porte aperte voluta dal governo italiano e sui pochi controlli contro il fenomeno dell’ insorgenza radicale islamica che a quanto pare non ha disdegnato il nostro paese per fare proseliti.
Alberto Palladino
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