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Israele fa spiare tutti? Cos’è Pegasus, lo spyware che legge anche il cellulare di Macron

by Eugenio Palazzini
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Cos'è Pegasus, spyware

Roma, 22 lug – Cos’è Pegasus? Una mitologica figura dell’antica Grecia, il più celebre dei cavalli alati, farà notare un qualunque fanciullo alle prese con storia e leggende. Sorto dalla terra bagnata dal sangue di Medusa, la cui testa venne orsù tagliata da Perseo. Libero e selvaggio, Pegasus. Volava alto, tra le nubi, e lo vedevi soltanto quando voleva mostrarsi ai comuni mortali ignari della sua presenza. Invisibile altrimenti e non a caso personificazione dell’acqua. Trasparente, inodore, inafferrabile. Ma evocazioni a parte, cosa ci azzecca tutto questo con uno spionaggio di scala globale? Perché adesso tutti parlano di Pegasus come un’arma pericolosa da cui difendersi? Cos’è Pegasus quindi?

Cos’è Pegasus

Tutti ora si sentono in pericolo. Governi, politici, giornalisti, uomini delle istituzioni, manager di grandi aziende. Tutti terrorizzati da uno spyware in grado di entrare nei cellulari, leggerne e dunque carpirne i dati: messaggi, chiamate, appunti, immagini e documenti archiviati. L’inchiesta del Washington Post sullo spionaggio condotto da diversi Paesi su migliaia di smartphone (si parla addirittura di 50mila persone spiate) riporta sempre a lui, a Pegasus.

Come noto in informatica per “spyware” si intende un software particolare in grado di afferrare ciò che viene pubblicato online da un qualunque utente senza il suo consenso. Pegasus, come altri strumenti simili, fa di più: entra direttamente nella vita virtuale di chi vuole, dentro al “quinto arto” umano. E’ quindi uno spyware malicious, altrimenti detto malware, e aggira anche le più avanguardistiche difese. Non tutti però sono in grado di utilizzare Pegasus. Anzi, pochissimi ne dispongono, perché costosissimo ed “esclusivo”. Il problema è che ora ce l’hanno in mano diversi servizi segreti di nazioni non propriamente rispettose dei diritti umani e in generale delle libertà individuali.

Chi veniva spiato

Sviluppato da NSO, azienda israeliana leader proprio nella produzione di spyware, Pegasus pare sia stato venduto ai servizi di intelligence di Paesi come Emirati Arabi Uniti, Arabia Saudita, Marocco e chissà quale altro. Concepito per introdursi senza essere scovato sia negli smartphone Android che negli iPhone, ufficialmente è stato pensato e venduto per osservare le attività di gruppi criminali e terroristici. Peccato che da quanto riportato dal Washington Post e da altre 15 importanti testate internazionali, tra i 50mila spiati ci sarebbero pure capi di Stato e di governo, ex capi di Stato e di governo, attivisti vari, giornalisti, reporter. Tra questi il presidente francese Emmanuel Macron, il presidente del Consiglio europeo Charles Michel, il re del Marocco e il direttore generale dell’Organizzazione mondiale della sanità, Tedros Adhanom Ghebreyesus. E pure Romano Prodi sarebbe stato “osservato” da Pegasus.

Cosa c’entra Israele

Dunque, per farla breve, l’azienda israeliana NSO avrebbe venduto Pegasus ad acquirenti che poi lo usavano per spiare personalità di altissimo livello, non tanto o non solo terroristi. Qualcuno allora potrebbe far notare: d’accordo, ma cosa c’entra il governo di Israele con un’azienda privata? In apparenza nulla, o almeno non sarebbe ipotizzabile automaticamente un coinvolgimento diretto. Non fosse che il quotidiano Haaretz, tra i media internazionali che hanno rivelato le attività di Pegasus, precisa che le nazioni che adesso scopriamo dotate di questo spyware, sono tutte in qualche modo legate a Tel Aviv da particolari interessi economici e geopolitici.

Una sorta di rete tessuta dall’ex premier di Israele Benjamin Netanyahu. Il sospetto è quindi che i vertici politici israeliani fossero stati informati, o addirittura ne avessero dato il via libera, della vendita di Pegasus ai servizi segreti di determinati nazioni. “Detto chiaramente – afferma NSO – il nostro gruppo è impegnato in una missione di salvataggio e continuerà a svolgerla nonostante tutti i continui tentativi di screditarne l’operato su basi false”. L’azienda produttrice insomma nega tutto, ma non scioglie affatto dubbi che restano. E forse resteranno.

Eugenio Palazzini

 

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