Teheran, 19 ago – La petroliera iraniana “Adrian Darya 1” trattenuta per 45 giorni a Gibilterra è finalmente ripartita dopo che il territorio britannico d’oltremare ha respinto la richiesta degli Stati Uniti di sequestrare la nave. Secondo il sito di monitoraggio del traffico marittimo, Marine Traffic, il supertanker – che era stato sequestrato da forze della Marina britannica il 4 luglio scorso al largo della costa di Gibilterra – ha levato l’ancora domenica sera e ha iniziato a navigare verso Sud.
Gibilterra aveva sequestrato la petroliera, precedentemente nota come “Grace 1”, con il sospetto che stesse trasportando petrolio in Siria in violazione delle sanzioni dell’Unione europea. La mossa di Londra aveva ulteriormente inasprito le tensioni già presenti tra Regno Unito e Iran. Teheran, dal canto suo, ha sempre negato qualsiasi violazione, accusando Londra di “atto di pirateria”. La Corte Suprema ha ordinato il dissequestro della petroliera giovedì scorso, con i funzionari iraniani che hanno dichiarato che un nuovo equipaggio era arrivato per condurre la nave e i suoi 2,1 milioni di barili di greggio.
Respinta la richiesta Usa di sequestrare la nave
Ma venerdì, il dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti ha presentato una richiesta dell’ultimo minuto di sequestrasre la nave, sostenendo che fosse coinvolta nel sostegno delle spedizioni illegali in Siria da parte dei pasdaran, i Guardiani della Rivoluzione iraniana, inseriti nella lista dei gruppi terroristici stilata da Washington. Tuttavia il governo di Gibilterra ha respinto la richiesta, sostenendo di non poter chiedere un ordine del tribunale per trattenere la super nave cisterna perché le sanzioni Usa contro l’Iran non sono applicabili nell’Unione europea.
Il cambio di nome della petroliera
Nei giorni scorsi l’Iran ha annunciato di aver rinominato “Grace 1” in “Adrian Darya 1” perché Panama, che era il precedente Stato di bandiera della nave, si era rifiutata di mantenere tale registrazione dopo che la petroliera era stata trattenuta a Gibilterra. Al contempo Teheran ha respinto le accuse che la mossa di rinominare la nave fosse mirata ad evitare le sanzioni Usa (peraltro adesso la petroliera è registrata come iraniana), specificando che il cambio di nome è in linea con il diritto marittimo internazionale.
Ludovica Colli