Roma, 15 feb – Messaggio a Biden. Da circa tre giorni si sta tenendo in Iran un’esercitazione delle forze Pasdaran, il Corpo delle Guardie della Rivoluzione Islamica. Un addestramento vicino alla sezione meridionale del confine con l’Iraq che vede impiegati numerosi uomini, mezzi aerei, terrestri e pezzi di artiglieria. Invece, nel Golfo dell’Oman – tra il fatidico Stretto di Hurmuz e il Mare Arabico – si stanno allenando le forze navali della Repubblica, le quali si stanno concentrando sul bersagliamento missilistico di obiettivi simulati nell’Oceano Indiano. L’operazione, denominata “Grande Profeta”, non costituisce un unicum. Non è strano infatti che la questa forza armata mista tenga delle esercitazioni militari di questo tipo. La novità sta nelle dimensioni delle manovre che vedono impiegato un numero da tempo non così elevato di uomini e mezzi di vario genere.
Il messaggio dell’Iran a Biden
L’obiettivo iraniano? Lanciare un messaggio al presidente americano Joe Biden. Si intima così a Washington di ridurre la sua presenza nella regione, a cominciare dalle sanzioni imposte all’Iran sotto il precedente esecutivo. L’inizio dell’era Biden rivela un’America ricattabile che nel mostrare un atteggiamento a parole più diplomatico scopre i fianchi della sua fragile egemonia globale. È quanto emerge dai recenti fatti mediorientali, con un Israele che fa i comodi suoi in Cisgiordania, scavalcando la prerogativa di Biden della soluzione dei due stati. Con gli Huthi che prendono al balzo la fine del supporto americano all’intervento saudita in Yemen e un Iran che sta alzando la pressione per prendere definitivamente quegli spazi geopolitici prima di Washington.
È il caso dell’Iraq, che dall’inizio del 2021 sta slittando considerevolmente verso la sfera d’influenza iraniana. I numerosi incontri bilaterali Baghdad-Teheran e le dichiarazioni dei vertici di entrambe le nazioni mostrano infatti un’insofferenza verso la presenza americana nella regione. Questo mentre le milizie filo-iraniane incrementano la pressione verso i militari statunitensi e i loro alleati, in un crescendo di attacchi rivolti ai militari di Washington che rivela una sostanziale volontà di spingerle al ritiro dalla regione.
Le esercitazioni dell’Iran
Scontato quindi come le operazioni si inseriscano in una strategia della tensione volta a rafforzare il progetto della “Mezzaluna Sciita”. I Pasdaran, di fatto la forza militare politicizzata dell’Iran, hanno incrementato le loro esercitazioni militari a partire dal tramonto dell’era Trump. Si vedono quindi in questo febbraio 2021 pronti per un impegno più massivo nella regione. E’ almeno quanto si intende mostrare con queste ultime esercitazioni, le quali fanno sfoggio di una forza militare e ideologica che non può essere sottovalutata da Washington. L’operazione “Grande Profeta” ha infatti visto il coinvolgimento di reparti corazzati e aviotrasportati, con un larghissimo impiego dell’artiglieria e persino di missili lanciati nel Golfo dell’Oman e nell’Oceano Indiano. L’esercitazione si inserisce poi nel contesto delle celebrazioni del quarantaduesimo anniversario della Rivoluzione Islamica, la quale ha visto nonostante il Covid un’ampia partecipazione della cittadinanza e dove è stato a più riprese ribadito il tema del carattere emancipatorio della rivoluzione iraniana.
Iran vs Usa: che succede con Biden?
L’Ayatollah Alì Khamenei ha ribadito, tra le altre cose, come siamo da poco entrati nell’epoca “post-americana della storia”. La recente attività propagandistica rivela infatti la volontà di Teheran di fornire allo scenario mediorientale un’alternativa all’asse Washington-Tel Aviv-Riyadh. Quest’ultimo per Teheran rappresenta un motivo di repressione delle popolazioni del mondo e, in particolare, del Medio Oriente.
La valenza ideologica rappresentata da questa narrazione spinge quindi a un’inevitabile conflittualità che non si calmerà con Biden. Quali effetti avrà quindi questa serie di esercitazioni dipenderà quindi dalla volontà del presidente Usa di assecondare o meno le pressioni iraniane. Biden è infatti consapevole che prima ancora di un test militare è un messaggio rivolto direttamente alla sua amministrazione. Quanto sia però disposto a concedere corda alla nazione persiana, e quanto l’Iran voglia sfruttare le dichiarate buone intenzioni della Casa Bianca, è cosa che solo il futuro potrà rivelarci.
Giacomo Morini