Teheran, 8 lug – L’Iran come annunciato ha cominciato ad arricchire l’uranio a un livello superiore al limite del 3,67% previsto dall’accordo del 2015 sul programma nucleare (dal quale si sono sfilati gli Stati Uniti). Il presidente Usa Donald Trump avverte “è meglio che stia attento”. Questo arricchimento, ha aggiunto Trump avviene “per un’unica ragione: non dirò qual è, ma non è niente di buono“. Al contempo il segretario di Stato, Mike Pompeo, annuncia “maggiori sanzioni e isolamento” per la Repubblica islamica.
Teheran: “Arricchimento una necessità per il Paese”
Il governo iraniano dà quindi seguito all’avvertimento con cui aveva accompagnato l’ultimatum ai Paesi europei firmatari dell’accordo sul nucleare. “Tra poche ore”, il tempo di definire alcuni dettagli tecnici, riprenderà l’arricchimento dell’uranio “al di sopra del 3,67%”, ha spiegato alla stampa Behrouz Kamalvandi, portavoce dell’Organizzazione iraniana per l’energia atomica.
Kamalvandi non ha dato alcuna indicazione sul livello al quale l’Iran sta ora pianificando di arricchire l’uranio 235, limitandosi a parlare semplicemente delle “necessità” del Paese. Ieri, Ali Akbar Velayati, il consigliere della Guida suprema Ali Khamenei, aveva sostenuto che le necessità del Paese per le sue “attività pacifiche” corrispondono all’uranio arricchito fino al 5% per rifornire di combustibile il reattore nucleare di Bushehr; non preparerà invece – ha aggiunto – combustibile per il suo reattore di Teheran, che richiede uranio arricchito al 20 per cento.
Israele chiede a Paesi Ue di ripristinare le sanzioni
Il premier israeliano Benjamin Netanyahu parla di “passo molto, molto pericoloso” e ha chiesto ai Paesi europei firmatari dell’intesa – Gran Bretagna, Germania e Francia – di “ripristinare le sanzioni”. Teheran ha anche minacciato di cancellare, nell’arco dei prossimi “60 giorni”, altri obblighi, senza specificare quali, a meno che non sia trovata una “soluzione” con i partner europei. Il ministro degli Esteri Zarif ha fatto appello ai Paesi europei: “Tocca a voi”, ha affermato su Twitter.
La Repubblica islamica ribadisce di voler salvare l’accordo
L’Iran dal canto suo ripete che vuole salvare l’accordo sul nucleare firmato a Vienna, secondo il quale Teheran si impegnava a non acquisire la bomba atomica e a limitare le sue attività nucleari in cambio della revoca delle sanzioni internazionali. Ma, come è noto, il presidente Usa si è sfilato da quell’accordo, accusando l’Iran di non aver mai rinunciato all’arma atomica. Adesso Teheran torna a chiedere ai Paesi europei firmatari di proteggere la Repubblica islamica dalle sanzioni economiche Usa, in modo che possa continuare a vendere il petrolio e commerciare con il mondo esterno. La Ue ha puntato tutto sul successo del meccanismo di pagamento Instex (Instrument in Support of Trade Exchanges), il sistema ideato per agevolare gli scambi commerciali di Teheran. Ma evidentemente non basta se le sanzioni Usa varate nell’agosto 2018 hanno causato la fuga delle aziende straniere e affossato l’economia del Paese. L’Aiea, l’agenzia internazionale per l’energia atomica, incaricata di verificare che l’Iran stia onorando gli impegni presi a Vienna, ha dichiarato di aver preso atto dell’annuncio: un rapporto degli ispettori stranieri – ha fatto sapere l’agenzia – è atteso a brevissimo, “non appena verificheranno lo sviluppo annunciato”, forse già da domani. Su richiesta degli Stati Uniti, l’agenzia ha anche annunciato che si terrà una riunione straordinaria il 10 luglio per fare il punto sulle nuove misure decise da Teheran.
Infine, la Repubblica islamica ci tiene a precisare afferma che la sospensione dei suoi impegni non costituisce una violazione del Trattato sul nucleare, ma si basa sugli articoli 26 e 36 dell’accordo stesso.
Adolfo Spezzaferro
1 commento
Questo casso di Usa si credono padroni del globo terracqueo?!
Minacciano paesi lontani dai loro confini fondendo politica estera con giurisdizione interna.
Ricordiamoci che Obama servendosi del lacchè Renzi ha imposto sanzioni all’ amica Russia.Si arrogano persino il diritto di decidere persino sulla nostra politica estera,sui nostri rapporti commerciali mettono becco.