Atene, 12 ago – C’è un’altra Grecia di cui i tg si sono accorti solo oggi. Quella che non è alle prese con la difficile partita con i creditori internazionali, ma che si trova a fare i conti con un’ondata di clandestini senza precedenti.
La popolare meta turistica di Kos, da settimane è meta, ogni notte, di canotti zeppi di immigrati partiti dalla Turchia. Oltre a quelli già inviati negli ultimi giorni, a ore sono attesi due ulteriori reparti della polizia anti-sommossa di Atene per cercare di arginare una situazione che le fonti locali definiscono “esplosiva”.
Il sindaco della località, Giorgos Kyritsis, ha chiesto ieri pubblicamente l’intervento del governo e non ha nascosto la preoccupazione di temere “un bagno di sangue”. Gli immigrati, ha denunciato alla televisione ellenica, “hanno picchiato i poliziotti e si uccidono tra di loro. Non c’è più legge, non c’è più ordine sull’isola”. Kyritsis ha sottolineato che gli stranieri hanno provocato ingenti danni alla principale strada costiera di Kos e ha invitato il primo ministro Alexis Tsipras a intervenire. Ha inoltre accusato il vice ministro dell’Immigrazione, Tasia Christodoulopoulou, di indifferenza e incompetenza. Il primo cittadino ha spiegato che è impossibile fornire documenti a tutte queste persone: oltre alle 7mila già presenti, ci sono in media tra i 600 e gli 800 arrivi giornalieri. Ha inoltre chiesto alla guardia costiera greca di monitorare meglio la frontiera marittima.
Al momento la presenza di immigrati clandestini è stimata in oltre settemila persone e gli stessi agenti del posto, che hanno anche inscenato un sit-in di protesta, si rifiutano di uscire dalle centrali e affrontare l’emergenza fino all’arrivo dei rinforzi dalla capitale. I poliziotti hanno infatti cercato di trasferire in un campo di calcio adibito a tendopoli circa 1.500 migranti, che però si sono rifiutati di accettare prima della regolarizzazione dei loro documenti.
Giancarlo Litta
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