Cairo 5 mar – Circa tre anni fa iniziavano in Egitto i vari moti di protesta sfociati nella nota “primavera araba” per chiedere maggiore libertà e democrazia, ma contrariamente da quanto ci si aspettava le cose sono di gran lunga peggiorate. Secondo un rapporto di Amnesty International è successo di tutto – uccisioni, arresti e contro-arresti, colpi di stato e massicci interventi repressivi. Archiviato, a luglio scorso, anche il dopo Mubarak islamista del presidente Morsi, non si vede nessuna luce in fondo al tunnel. Secondo Hassiba Hadj Sahraoui, vicedirettrice del Programma Medio Oriente e Africa del Nord di Amnesty International, “Negli ultimi sette mesi l’Egitto ha assistito a una serie di dannosi colpi ai diritti umani e a una violenza di stato senza precedenti. Tre anni dopo, le richieste di dignità e diritti umani della ‘rivoluzione del 25 gennaio’ restano più lontane che mai. Parecchi dei promotori sono dietro le sbarre mentre repressione e impunità sono all’ordine del giorno”.
Prima dei vari interventi americani, l’Egitto di Mubarak aveva sostenuto un programma di riforme economiche a lungo termine con l’obiettivo di migliorare il tenore di vita dei cittadini, la sua presidenza era iniziata in linea di continuità con il predecessore ma anche con innovazioni diplomatiche e di politica economica interna. In tutti gli anni ’80 ridusse le ingerenze dello Stato nell’economia pianifica del paese e aumentò la produzione di beni necessari per la popolazione, infatti vennero costruite abitazioni popolari, così come crebbe la produzione di vestiti arredi e medicine. Nella riorganizzazione del Governo, Mubarak tenne sotto controllo i funzionari e i ministri effettuando licenziamenti per malversazione e imponendo multe ai deputati per le assenze ingiustificate.
Inoltre per l’Egitto le cause della rivolta non sono da individuare nel deterioramento della situazione economica del paese infatti, il PIL annuo è cresciuto a un ritmo superiore al 5%, ha conosciuto negli ultimi anni la caduta del tasso di disoccupazione dall’11,2% all’8,9%, un aumento del tasso di IDE, con un livello di destinazione di risorse totale da parte di economie esterne per circa 8 miliardi di dollari annui nei settori del turismo, dell’industria e della finanza e inoltre non ha subito i contraccolpi della recente crisi finanziaria che ha colpito le maggiori economie occidentali.
Un recente rapporto dell’ex governo egiziano indica un aumento sostanziale delle entrate dello Stato nel corso del primo semestre dell’anno fiscale 2008-2009. Secondo i dati, i ricavi del Cairo ammontano a 128 miliardi di sterline egiziane (circa $ 25 miliardi di euro) – un aumento del 98,5% rispetto al precedente anno fiscale. La relazione inoltre ha indicato un aumento del 46,5% di acquisti fiscali ($ 5,7 miliardi), un 22% di aumento in tasse doganali ($ 1,35 miliardi). Turismo, insieme con i ricavi generati dal Canale di Suez, i trasferimenti di denaro da parte egiziana ai lavoratori all’estero, e il Gas e le esportazioni di petrolio, costituiscono per l’Egitto le entrate in valuta estera, inoltre la scoperta di un nuovo promettente giacimento di gas nel delta del Nilo (Salmon) ad opera di Bp Egypt e dell’Eni (attraverso Ieoc), che detengono ciascuna il 50% della concessione, situata 50 chilometri a nord di Damietta, è un altro importante segnale del rinvigorirsi della corsa energetica nel Nord Africa.
La produzione di gas dell’Egitto è notevolmente cresciuta negli ultimi decenni passando dai 21 miliardi di metri cubi del 2000 ai 62,7 del 2009 secondo i dati statistici forniti dalla Bp; il consumo domestico, nell’ultimo anno, ha visto un aumento della domanda del 6% contraendo le esportazioni dai 18,3 miliardi di metri cubi del 2009 ai 15,2 del 2010. Ma l’esplorazione dei nuovi giacimenti nel delta del Nilo finora sta dando dei risultati promettenti. Salmon è la terza grossa scoperta che segue Satis-1 e Satis-3 in quella regione.
Saverio Andreani