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In Uganda ergastolo per i gay, Luxuria andrà anche lì?

by Rolando Mancini
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Luxuria ad una manifestazione in favore dei diritti omosessuali

Luxuria ad una manifestazione in favore dei diritti omosessuali

Roma, 25 feb – Il premier ugandese Yoweri Museveni ha firmato ieri mattina il testo approvato dal parlamento nazionale lo scorso dicembre che prevede l’ergastolo per gli omosessuali e il dovere da parte dei cittadini di denunciare i sospetti gay. Il testo originario prevedeva anche la pena di morte, quello ratificato da Museveni si ferma all’ergastolo. “E’ un modo per fermare gli omosessuali occidentali nel reclutamento di minori ugandesi” affermano i firmatari della legge.

Non si sono fatte attendere le critiche provenienti dall’occidente, in particolare dagli States che per bocca del Segretario di Stato John Kerry ha minacciato sanzioni e ritorsioni nei programmi cooperativi, specialmente in quelli volti a combattere l’AIDS. Lo scontro è dunque aperto ma l’Uganda sembra intenzionata a non tornare sui propri passi: “Ci dispiace che voi occidentali viviate in questo modo, ma non vi diciamo niente”. Della serie: a casa propria ognuno fa come vuole.

 

Il premier dell'Uganda Museveni

Il premier dell’Uganda Museveni

L’Uganda non rappresenta affatto un’eccezione in Africa in tema di politiche anti-gay. Solamente il Sudafrica, in tutto il Continente nero, non ha leggi penali discriminatorie nei confronti degli omosessuali, e in paesi come la Somalia essere gay vuol dire rischiare la pena di morte.

Sarebbe a questo punto interessante capire se e come i progressisti di casa nostra siano in grado di conciliare le posizioni nei confronti dell’immigrato senza esser costretti ad usare una doppia morale: quando entrano nel nostro paese sono tutti meritevoli di aiuto e pronta integrazione; quando si trovano nel loro paese sono pericolosi popoli nemici delle differenze e dei diritti dell’uomo.

Saremmo poi curiosi di sapere se anche questa volta l’ex onorevole Vladimiro Guadagno in arte Luxuria darà vita ad una protesta stile Sochi passeggiand* spavald* per gli incontaminati villaggi dell’Uganda con la bandiera della pace esibita a brutto muso.

La realtà è che anche un tema delicato come quello dei diritti degli omosessuali è diventato uno strumento di propaganda politica, uno sponsor arcobaleno di weltanschauung talvolta discordanti con gli stessi omosessuali, è diventato mossa strategica nello scacchiere geopolitico. Così se in Arabia Saudita la donna non può neanche guidare la macchina (sessisti!) e le legge anti-gay sono durissime (omofobi!) a nessuno frega niente perchè loro sono alleati dell’occidente, di quelli buoni. Se invece la Russia decide di far politiche a difesa della famiglia tradizionale si grida allo scandalo internazionale. Con tanto di Luxuria al seguito.

Rolando Mancini

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