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Clinton: “Se eletta incarico economico a Bill”. Promessa o minaccia?

by Walter Parisi
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hillary bill clintonWashington, 18 mag – “Se sarò eletta, Bill avrà un ruolo importante alla Casa Bianca per rilanciare l’economia. Lui sa come farlo, specialmente nelle zone più povere o più marginali, come le miniere, o in altre aree del Paese non toccate dalla crescita economica”, questa è la promessa elettorale di Hillary Rodham Clinton nel corso della campagna per le primarie nel Kentucky.

Viene, però, da chiedersi se possa considerarsi una promessa o una minaccia, sia per gli americani sia per il resto del mondo. Non va scordato infatti, che la più spaventosa e devastante crisi economico-finanziaria mondiale dei tempi moderni annovera tra i principali responsabili proprio il marito dell’attuale candidata alle presidenziali Usa in campo democratico. Fu infatti nel corso del secondo mandato (1997-2001) che Clinton introdusse una vera e propria deregolamentazione bancaria abolendo le restrizioni riguardanti l’integrazione del settore bancario, assicurativo e del commercio imposte dal Glass-Steagall Act del 1933, una delle colonne portanti del New Deal di Roosevelt. Ricordiamo che il Glass-Steagall Act restringeva gli investimenti rischiosi al 5% delle attività degli intermediari crediti, questo limite fu portato al 25% nel 1996 sempre dall’amministrazione Clinton e fu definitivamente abolito nel 1999 quando al Congresso passò il “Financial Modernization Act”. Quest’ultimo provvedimento cancellò definitivamente ogni restrizione verso la combinazione e la fusione di banche commerciali, banche d’investimento e compagnie di assicurazione dando così il via alla creazione delle cosiddette “mega-banche”. Ad una deregolamentazione selvaggia dell’intero comparto finanziario si aggiunse poi nel 2000, sempre ad opera di Clinton, anche la deregolamentazione degli strumenti derivati con il “Commodity Futures Modernization Act” che sottrasse tali prodotti finanziari dalla regolamentazione e dalla sorveglianza della Securities Exchange Commission. In sostanza furono le basi per il disastro iniziato nel 2008 a dal quale l’intera economia mondiale deve ancora riprendersi realmente.

Ci si domanda pertanto il motivo di una mossa del genere da parte della Clinton. Buona parte degli esperti, anche di parte democratica, concordano nel ritenerla una manovra dettata dall’insicurezza. Molte certezze coltivate dalla ex First Lady all’inizio delle primarie, infatti, sono venute meno sia per mano del suo irriducibile avversario interno, quel Berny Sanders visto come un dilettante della politica ma capace di strappare la maggioranza in ben venti Stati, sia per mano di Donald Trump che adesso, forte dello strapotere in campo repubblicano inizia a corteggiare gli elettori “sandersiani” i quali, in più di un’occasione, hanno espresso un odio profondo verso la Clinton. Quello che è certo è che l’utilizzo del marito in campagna elettorale potrà rivelarsi una vera arma a doppio taglio, che da un lato potrà portare i voti dei “nostalgici” degli anni ’90, ma che dall’altro lato esporrà la candidata democratica a violentissimi attacchi sia sul fronte politico che su quello personale, come ha già fatto Trump ricordando lo scandalo “Lewinsky”.

Walter Parisi

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