Roma, 8 ott – Haiti è nel caos più totale: le rivolte stanno infiammando in tutto il paese e i morti si contano ormai a centinaia. Il governo ha chiesto il sostegno militare straniero per arginare la crisi della violenza tra bande che ha ormai paralizzato il paese, autorizzando il primo ministro Ariel Henry a chiedere aiuto armato per “il rischio di una grave crisi umanitaria”. L’ONU, però, ha affermato che al momento non ha ricevuto nessuna richiesta ufficiale dal governo di Haiti. Gli Usa, intanto, hanno esortato i cittadini di Haiti a mettersi al sicuro andandosene dal paese. Nelle ultime settimane alcune potenti bande armate hanno bloccato i principali rifornimenti del paese, di fatto paralizzando le forniture di base come acqua e cibo creando, di fatto una situazione ancor meno insostenibile di quella causata dai tagli del governo.
L’Onu è impotente dopo aver portato il colera
Il portavoce delle Nazioni Unite, Stephane Dujarric, si è detto molto preoccupato per la situazione. “Rimaniamo estremamente preoccupati per la situazione della sicurezza ad Haiti, per l’impatto che ha sul popolo haitiano, per la nostra capacità di svolgere il nostro lavoro, soprattutto nella sfera umanitaria”. L’Onu, che ha lasciato Haiti ormai cinque anni fa, si è dovuta prendere la responsabilità di aver innescato con le sue truppe un epidemia di colera che, più di un decennio fa, uccise dieci mila persone. Dopo che il colera era stato debellato, per la prima volta negli ultimi tre anni, il governo haitiano ha affermato che otto persone sarebbero morte proprio a causa della pericolosa malattia che si credeva ormai sconfitta.
Haiti nel caos tra colera e rivolte per il carburante
Alcune potenti bande delle quali al momento non si conoscono identità e possibili strategie, hanno occupato l’importante terminal di rifornimento di Varreux, che ha bloccato l’intero paese. Con Haiti nel caos, alcuni ospedali si sono trovati costretti a chiudere, mentre le attività commerciali e i servizi di trasporto hanno smesso di funzionare per protestare contro la folle situazione verificatasi. I disordini sono aumentati da quando, l’11 settembre scorso, il presidente haitiano Ariel Henry ha annunciato la fine dei sussidi governativi per il carburante, facendo salire alle stelle i prezzi della benzina e del diesel. Da allora, proteste e saccheggi si sono intensificati prendendo di mira soprattutto i magazzini di aiuti alimentari, con un valore stimato di 5 milioni di dollari persi in ripetuti assalti.
La maledizione di Haiti
Secondo i dati delle Nazioni Unite, nel luglio scorso, più di 200 persone sono rimaste uccise in violenze tra bande a Port-au-Prince. Tra le molte forniture bloccate dalle bande, vi è purtroppo anche l’acqua potabile. Questo elemento, ad Haiti, risulta quanto mai fondamentale in quanto il colera si diffonde attraverso l’acqua contaminata. Da anni uno dei paesi più poveri del mondo, negli ultimi anni Haiti ha subito una serie di crisi: dall’assassinio del suo presidente, Jovenel Moïse, nel luglio 2021, al violento terremoto che, solo un mese dopo, ha provocato la morte di oltre 2.200 persone.
Andrea Bonazza