Roma, 24 giu – Giovanni Calì è stato liberato. L’imprenditore italiano, rapito tre settimane nell’isola caraibica da una banda di criminali, è stato rilasciato ieri sera. A darne notizia è stata la Farnesina, ricordando in una nota che “il nostro connazionale era stato prelevato presso il cantiere dove lavorava da un gruppo criminale locale”.
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Haiti, l’ingegnere italiano liberato
La liberazione dell’ingegnere è arrivata dopo 22 giorni e stando a quanto riferito dal ministero degli Esteri è stata possibile grazie al lavoro di squadra tra intelligence italiana e Unità di Crisi della Farnesina “che ha mantenuto giorno dopo giorno i contatti con la famiglia in Sicilia”. Sulla vicenda è intervenuto a caldo il ministro Di Maio, con un post social. “E’ stato appena liberato l’ingegnere Giovanni Calì, rapito il primo giugno scorso ad Haiti. Grazie alla nostra intelligence e all’Unità di Crisi della Farnesina”, ha scritto il ministro degli Esteri. Tutto è bene quel che finisce bene? Certo, la liberazione di Calì è senza alcun dubbio una splendida notizia. E altrettanto indubbiamente l’Italia dimostra, quando vuole, di sapersi muovere bene in determinati contesti.
Ma quale cambio di passo
Lo sa fare da sempre e non da quando governa Draghi come fatto intendere da Tajani.
“La liberazione ad Haiti dell’ingegnere Giovanni Calì è un’ottima notizia. Complimenti alla nostra intelligence, l’Agenzia per le informazioni e la sicurezza esterna, e alla nostra diplomazia. Cambio di passo col governo Draghi“, scrive il coordinatore di Forza Italia su Twitter. Non c’è nessun cambio di passo da questo punto di vista, perché una banda di criminali comuni di Haiti non cede in base a chi ricopre la carica di premier in Italia. Cede se facciamo vedere che l’Italia non tollera che si tocchi un italiano all’estero, chiunque esso sia e ovunque esso sia. E’ questo basico principio che dobbiamo riaffermare.
Ora riportiamo a casa Zennaro
Peraltro non sappiamo ancora come sia avvenuta la liberazione dell’ingegnere Calì, se pagando un riscatto, se con un blitz delle forze speciali, se con trattative efficaci dei nostri servizi. Sarebbe importante saperlo, perché come già spiegato in altre occasioni da queste mosse dipende la nostra capacità di deterrenza. In ogni caso, comunque sia andata ad Haiti, c’è un altro caso che va risolto subito. E’ quello di Marco Zennaro, di cui su questo giornale spesso vi abbiamo parlato. L’imprenditore veneto è ancora ai domiciliari in Sudan e quanto sin qui fatto dalla Farnesina non è stato sufficiente, neppure lontanamente, per riportarlo a casa. Adesso sì, serve un cambio di passo, reale.
Eugenio Palazzini